Il Gruppo di Lavoro scrive al Ministro della Cultura per fermare il taglio di 750 lecci del parco della Reggia di Caserta

Il Gruppo di Lavoro 31 agosto ha inviato al Ministro della Cultura Alessandro Giuli, al Direttore Generale Musei del MIC Massimo Osanna, al Direttore del Dipartimento per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale del MiC Alfonsina Russo, al Nucleo Carabinieri TPC di Napoli Massimo Esposito una relazione circostanziata per segnalare e scongiurare la decisione della DG della Reggia di Caserta Tiziana Maffei di tagliare i 750 lecci della Via d’Acqua del Parco Reale di Caserta per sostituirli con lecci giovani.

Il “Gruppo 31 agosto” è stato costituito per tutelare e valorizzare la Reggia di Caserta, con annesso Parco, patrimonio dell’Umanità dal 1997, da volontari che ricoprono o hanno ricoperto ruoli di vertice nella pubblica amministrazione ed esperti di parchi e giardini: Ciro Costagliola, presidente IRVAT, già Presidente dell’Ordine Agronomi e Forestali Caserta, Giuseppe Altieri, segretario Nazionale de L’Altritalia ambiente, Nando Astarita, storico del territorio e fondatore del gruppo FB Reggiando, Francesco Canestrini, già Soprintendente ABAP Basilicata, Carmela Cotrone, architetto, esperta in politica comunitaria, Enrico Ferranti, agronomo, già ufficio Giardini di Napoli, Fernando Fuschetti, già Coordinatore regionale del C.F.S., Carmine Gambardella, Presidente Benecon, cattedra UNESCO, già Preside Facoltà di Architettura, Luigi Iaselli, consigliere Ordine Agronomi e Forestali Caserta, Pasquale Iaselli, architetto, già consigliere dell’Ordine degli Architetti, Salvatore Natale, architetto, conoscitore Reggia e Parco di Caserta, Matteo Palmisani, agronomo, Delegato Lipu Caserta, Ottavio Pannone, già presidente dell’Ordine degli Avvocati di S. Maria C.V., Cinzia Piccioni Ignorato, agronomo, già ufficio Giardini di Napoli, Sergio Vellante, Referente Italia Nostra in ASviS, già Ordinario economia ed estimo rurale, Raffaele Zito, Agenda 21 Carditello e Regi Lagni.

Il gruppo ha attivato un forte movimento di opinione fra ambienti cittadini, associazioni ambientaliste e culturali per scongiurare il suddetto disastroso intervento che, se attuato, cancellerebbe per due generazioni la iconica vista della via d’acqua voluta dal Vanvitelli.

La relazione inviata alle autorità è supportata dal lavoro fatto dal Consorzio Benecon che aveva reso disponibili i risultati dell’attività di telerilevamento attraverso indagini e rilievi con sensori aviotrasportati e terrestri iperspettrali effettuati per la verifica dello stato di salute dei singoli lecci in argomento nonché la verifica dell’attività clorofilliana. I dati emersi da tale attività sui lecci effettivamente da abbattere non superano l’ordine del 10%; analogo risultato emerge dalla relazione di alcune associazioni e agronomi del territorio che hanno effettuato ulteriori verifiche a terra sulle condizioni di salute dei lecci pervenendo alla conclusione che la maggior parte dei lecci sono recuperabili con appropriate cure e che la parziale sostituzione di tali piante garantirà l’estetica della via d’Acqua. Peraltro la stessa relazione dell’Università di Bologna, commissionata dalla DG della Reggia considera a “Priorità elevata” d’intervento il 37% dei lecci (ovvero n. 319), a “priorità media” il 22% (n. 186 piante) ed infine a “priorità media-bassa” il 41% dei lecci (cioè ben 355). Quindi dei 750 lecci condannati all’abbattimento, secondo tale documento, se ne potrebbero salvare con adeguate cure il 63% (priorità media e media-bassa) ovvero ben 541 piante.

D’altra parte per oltre 250 anni per il mantenimento del quadruplice filare di lecci è sempre stato adottato il criterio della sostituzione puntuale delle piante morte, deperite o cadute. Tanto è vero che oggi il bosco artificiale che forma la prospettica “via d’Acqua”, che inizialmente era coetaneo, è un bosco disetaneo con molti esemplari di oltre 200 anni di età e nel tempo tantissime piante sono state sostituite senza pregiudicare l’effetto paesaggistico progettato dal Vanvitelli.

Il “gruppo di 31 agosto”, conferma decisa opposizione al rinnovo integrale del doppio filare di lecci in ciò confortato dal parere contrario in prima istanza della Sovrintendenza che, nel prendere atto del verbale dei comitati, non ha espresso parere favorevole ai sensi dell’art. 21 del d.lgs. 42/2004 al progetto. Pertanto il programma di abbattere i 750 lecci è un intervento inutilmente drastico, inopportuno e immotivato confidando vivamente che le autorità interpellate, sulla base delle motivazioni tecniche, possano revocare il programma di abbattimento dei 750 lecci così come proposto dalla D.G. della Reggia.