CASERTA. DEGRADO EX CANAPIFICIO. LA PROPOSTA DI DOMENICO BOVIENZO: ” E SE I MIGRANTI VENISSERO TRASFERITI NELL’AREA EX MACRICO?”

di GIOVANNA PAOLINO

Caserta. ”  Il Sindaco di Caserta, la Regione Campania  e le altre Istituzioni hanno il dovere politico, morale  e sociale di  risolvere il grave stato di degrado in cui versa l’ex Canapificio. Non si puo’ parlare di riqualificazione del capoluogo di provincia e di Piazza Carlo III lasciando cadere a pezzi la struttura edificata all’ ingresso della citta’, simbolo in macerie dell’economia della nostra terra  fondata sulla canapa, e  che oggi ospita gli immigrati dei Centri Sociali”.

Continua, dunque, la battaglia del Dott. Domenico Bovienzo, Agronomo, vera e propria anima del progetto Canapa Sativa, che proprio non ci sta ad accettare il degrado in cui versa viale Ellittico, all’ingresso di Caserta e in adiacenza alla Reggia Vanvitelliana e alla sede dell’Universita’ degli Studi della Campania ” Luigi Vanvitelli”.

E se la soluzione a tutto cio’, per Domenico Bovienzo,  fosse il Macrico ? Ma procediamo con ordine.

sopralluogo macrico

” I turisti che arrivano in citta’- spiega Bovienzo –  vedono come prima cosa le fatiscenti mura dell’ex Canapificio occupato dagli immigrati. A cio’ si aggiunge l’assenza di un terminal bus che  costringe  gli autisti dei pullman di linea a fermare i mezzi di trasporto nei pressi della Stazione Ferroviaria , senza una vera e propria area parcheggio priva di servizi igienici e di ristorazione  e pericolosa per la incolumita’ di tutti coloro che ivi si trovano a passare. E’ questo il biglietto da visita che noi vogliamo per la Reggia e per la citta’ di Caserta ?”.

Da molti anni Domenico Bovienzo sta portando avanti la battaglia finalizzata a convertire la filiera campana del tabacco in filiera della canapa.

” Una sorta di ritorno al passato ma con lo sguardo fisso al futuro- ribadisce Bovienzo-  visto che parliamo di una delle zone maggiormente votate in passato alla coltivazione di questa pianta. Terra di Lavoro, regione storica dell’Italia Meridionale oggi compresa tra Campania, Lazio e Molise, era stata infatti fino agli anni ’50 il comparto agricolo a più intensa coltivazione di canapa in Italia”.

” La canapa – continua- rappresenta una eccellenza del nostro territorio. È chiaro che non si parla più della vecchia canapa, lasciata a macerare nei lagni, ma della nuova canapa, un prodotto che oggi può essere trattato con l’impiego di tecnologie che, con il minimo sforzo, esaltano sia la redditività che la qualità. La Campania, ed è un grave ritardo cui porre rimedio, è l’ultima Regione che ha accesso un dibattito sul ritorno della canapa sativa, pur essendo stata la capitale della canapa nel Belpaese”.

In questo contesto si va a collocare il degradato ex Canapificio, ormai quartier generale dei Migranti in cerca di Patria e di lavoro, e defraudato della sua  importante funzione sociale ed economica.

” A mio avviso la sola promozione del Palazzo Reale – afferma il Dott. Bovienzo – non basta a riqualificare la Reggia stessa e la citta’ di Caserta.In realta’ intorno alla Reggia non si muove proprio niente e questo stato di cose perdurera’ se non si prende in modo definitivo l’iniziativa di spostare gli extracomunitari dall’ex Canapificio. Sarebbe molto piu’ efficace spostare gli extracomunitari al Galoppatoio di San Nicola La Strada e riqualificare l’ex Canapificio trasformandolo in sito preposto alla produzione della canapa nel quale coinvolgere a fini lavorativi anche gli stessi migranti”.

Come si ricordera’ , nel 2017 l’ amministrazione Carlo Marino aveva  aperto definitivamente le porte alla realizzazione del progetto proposto dalla Associazione ” Canapa Sativa” di Caserta per la riqualificazione di Piazza Carlo III e dell’ex Canapificio , attualmente occupato dagli immigrati, che, avrebbero dovuti essere delocalizzati a San Nicola La Strada area Galoppatoio – ex Casermette, al fine di consentire un recupero della struttura e delle connesse attivita’ economiche legate alla produzione della canapa.

Un lavoro lungo e certosino, dunque, che aveva portato nel gennaio 2017 dall ‘accordo istituzionale voluto da Carlo Marino all’approvazione del finanziamento per questa importante svolta urbanistica, economica e sociale della citta’ di Caserta

” Si tratta – aveva detto il Sindaco Carlo Marino – di un progetto di assoluta priorita’ anche perche’ i benefici che ne dovessero derivare ricadrebbero non solo sul territorio cittadino ma anche su tutto il Sistema della Citta’ Continua , intesa sul tracciato storico della via Appia”.

Eppure da oltre un anno gli immigrati continuano a rimanere nell’ex Canapificio anche se la Regione Campania  ha ammesso il Comune di Caserta  ai finanziamenti  per la progettazione di opere e infrastrutture – Fondo di Rotazione, finanziato a valere sulle risorse del POC Campania 2014/2020. In particolare, l’Amministrazione Comunale ha ottenuto fondi per circa 4 milioni di euro per la progettazione di una serie di importanti opere previste in città in diversi ambiti : tra questi il Sistema Reggia Piazza Carlo III, con i progetti di riqualificazione urbana.

In un primo momento, era stato stabilito che i migranti  fossero spostati a San Nicola La  Strada – area Galoppatoio- : ma , a quanto pare, questo trasferimento non accadra’. Sembra, infatti, che il Sindaco di San Nicola La Strada, Vito Marotta, gia’ in rotta con il Sindaco di Caserta, Carlo Marino, per la vicenda del biodigestore, si sia rifiutato di accogliere  gli immigrati del Centro Sociale ” Ex Canapificio”.

Il problema, dunque, rimane anche perche’ l ’immobile ex Canapificio , situato in Viale Ellittico, e’ di proprieta’ della Regione Campania, la quale  nel gennaio 2018 ha intimato lo sfratto al Comitato Centro Sociale che gestisce il progetto ministeriale Sprar per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo.

Alla base della decisione il progetto di valorizzazione dei beni di proprietà regionale che dovranno essere destinati alla tutela ed alla valorizzazione della cultura della canapa. La Regione, inoltre, aveva individuato anche situazioni di pericolo legate a modifiche della struttura apportate senza autorizzazione e che non consentono il protrarsi dell’occupazione dell’immobile da parte dello storico Centro Sociale casertano.

A cio’ si aggiunge la circostanza che la Regione e’ pronta per fare la manifestazione di interesse relativamente all’immobile ex Canapificio per una sua riqualificazione, ma lo stallo dei migranti impedisce ogni programmazione e progettazione utile in tal senso.

Una situazione di esasperata lentezza burocratica e di inspiegabile degrado proprio laddove urge trovare una adeguata e degna soluzione economica e sociale con infrastrutture idonee a valorizzare il sito Reggia di Caserta e l’intera citta’.

Da qui la proposta di Domenico Bovienzo che riporta, cosi, alla ribalta la vicenda dell’ex Macrico  immenso spazio verde che  si trova tra il centro e la periferia est della citta’ all’interno del quale nessuno puo’ accedere : un immenso spazio verde nel quale trovano  posto solo ruderi ed una fitta vegetazione.

” Perche’ non trasferire i migranti del Centro Sociale ?- lancia Bovienzo – Si risolverebbero in questo modo tutti i problemi sopra esposti e, soprattutto, la Chiesa utilizzerebbe questo spazio per venire incontro ai fratelli bisognosi che potrebbero provvedere alla manutenzione della enorme proprieta'”.

” Nell’ex Macrico – continua- esistono delle volumetrie disponibili rappresentate dai vecchi uffici e dai vecchi depositi militari . La loro utilizzazione per ospitare i migranti del Centro Sociale ex Canapificio non comporterebbe alcuna aggiunta di cemento e consentirebbe all’area di conservare il suo inconfondibile vessillo di Parco della Citta'”.

L’area ex Macrico ha una superficie totale di circa 324.533 mq, e’ perimetrata da un ‘ alta recinzione e presenta al suo interno numerose costruzioni di tipo militare – caserme, depositi- alcune delle quali fatiscenti o con copertura militare di scarso valore storico-architettonico ed alcune ancora in buono stato di conservazione. La restante superficie, in parte a verde – in particolare nell’are sud-est- e in parte pavimentata, e’ attraversata nella direzione est ovest da una strada di spina che collega idealmente Corso Trieste alla ex Caserma Sacchi-

” In particolare- spiega Bovienzo- la superficie edificata risulta pari a circa  85.000 mq , mentre il volume e’ di circa 230.000 m cubi “.

Il proprietario del Macrico di Caserta è sempre stato l’IDSC, ovvero l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. Per secoli questa fondazione religiosa ha utilizzato l’area come residenza vescovile con tanto di giardino e vigna. Successivamente, nel 1854, i Borbone chiesero ed ottennero l’acquisto in enfiteusi (una specie di affitto). Lo spazio venne convertito in un campo d’addestramento per le truppe, soprannominato inizialmente Campo di Falciano, poi Campo di Marte ed infine Piazza d’Armi.

Dopo la caduta del Regno, l’esercito italiano rinnovò quell’accordo destinando l’intera area alla rimessa dei carri armati. Da qui la denominazione Macrico, ovvero Magazzino Centrale Rimessa Mezzi Corazzati. Per quasi un secolo al suo interno sono state addestrate diverse generazioni di carristi, mentre le tante officine hanno rimesso su strada migliaia di possenti blindati.

Nel secondo dopoguerra venne realizzata la lunga cinta muraria presente ancora oggi. Tuttavia il Ministero della Difesa decise di spostare il magazzino altrove, abbandonando progressivamente tutta l’area. Nel 1984 la Cassazione riconobbe la proprietà dell’IDSC, riconsegnando alla curia quei 33 e passa ettari nel cuore di Caserta. Ma che farne? Dopo oltre 100 anni di utilizzo militare, di quel giardino e di quella vigna non c’era più nulla. Al loro posto enormi capannoni in amianto, con rottami sparsi in giro. Bonificare e riconvertire il terreno sarebbe stata una spesa troppo consistente per le casse della fondazione. Si decise quindi di abbandonare tutto, lasciando alla natura l’arduo compito di nascondere l’operato dell’uomo.

Negli ultimi tempi, dopo un periodo di oblio, si e’ ripreso a parlare di ex Macrico.

Il Movimento 5 Stelle di Caserta ha, infatti, richiesto un incontro con il Sindaco Carlo Marino e con i rappresentanti dell’Istituto Diocesano di Sostentamento del Clero per edificare al suo interno un campus universitario.

” Non credo sia accettabile la tesi di costruire un campus universitario all’interno dell’area ex Macrico – spiega Domenico Bovienzo -in quanto la gestione dell’area pubblica non e’ economicamente sostenibile per la citta'”.  La tesi di Domenico Bovienzo e’ supportata anche dalla Dott.ssa Maria Rosaria Iacono Consigliere Nazionale di Italia Nostra e Presidente della Sezione  di Caserta.

A questo proposito, secondo Bovienzo, potrebbe  trovare applicazione la tesi del Comitato Macrico Verde che da anni ha proposto il progetto del Parco dei Parchi , la realizzazione, cioe’, nell’area ex Macrico, di un Orto Botanico, con attrezzature sportive, ricreative, sociali, espositive , che sarebbero realizzate solo recuperando gli edifici.

” Perche’ non inserire in questo progetto anche i  migranti del Centro Sociale ora alloggiati all’ex Canapificio- spiega l’Agronomo-  che potrebbero essere in questo modo alloggiati nelle strutture esistenti nel Macrico e contribuire in modo attivo alla realizzazione del progetto”.

La proposta del Parco dei Parchi prevede , per la sua stessa valorizzazione, la suddivisione del Macrico in quattro aree da destinarsi a specifiche attivita’  : quadrante sud -est Orto Botanico la cui gestione puo’ essere affidata all’Universita’ Luigi Vanvitelli -Facolta’ di Scienze Ambientali : quadrante nord-est  area Attivita’ Sportive con la gestione del Coni e delle altre associazioni sportive; quadrante nord-ovest area Festival Internazionale dei Giardini con la gestione dei vivaisti di tutta Italia; quadrante sud-ovest area ludico-didattica con la gestione di associazioni culturali , sociali e ambientali.

“Inserire dunque in tale progetto i migranti del Centro Sociale che gestisce il programma ministeriale Sprar – chiosa Bovienzo –  sarebbe una decisione conforme alla riqualificazione dell’area Macrico e dell’inserimento sociale ed economico degli immigrati”.

La proposta di Domenico Bovienzo mira  a che l’area ex Macrico diventi area pubblica per la cui gestione andrebbero valutati i costi e i benefici e l’indice di benessere urbano compatibile economicamente e socialmente.

”  Le porte dell’area ex Macrico devono essere riaperte – dice l’Agronomo- e bisogna collocare in esso i Migranti per consentire la riqualificazione della stessa area e dell’ex canapificio , dove sono ora allocati, e che si presenta come un vero e proprio scempio al decoro urbano, architettonico ed economico della citta’ e della sua provincia”.

” E’ giunto il momento- continua- di porre un freno , attraverso lo sviluppo di una biodiversita’ ambientale  ovvero la coltura della canapa ed i  suoi prodotti indotti, da un lato,  e la realizzazione di un  valido progetto del Macrico,in grado  di contrastare il deperimento e lo spreco inammissibile delle risorse naturali”.

” Forse cosi’ Caserta-  afferma  Bovienzo- potrebbe ambire ad una migliore qualita’ della vita per i suoi cittadini e risalire nelle calssifiche nazionali che da decenni ci vedono agli ultimi posti”.

A questo punto la parola spetta al Piano Urbanistico Comunale e all’Istituto Diocesano di Sostentamento del Clero .

” Il trasferimento dei migranti nell’area ex Macrico – conclude Bovienzo- consentirebbe una svolta fondata sulla canapa nell’economia di questa provincia , permetterebbe la riqualificazione di Viale Ellittico laddove nei pressi della Reggia vi sono macerie e disservizi, sarebbe l’inizio di una nuova destinazione del Macrico con l’inserimento , all’interno della sua gestione, delle associazioni di immigrati. Se si attuasse questo progetto , che le associazioni casertane propongono da ormai venti anni, sarebbe uno dei pochi esempi di pianificazione territoriale partecipativa, intesa come la pianificazione esplicativa dell’interesse generale del cittadino”.