A Caserta in via Canova sulla terrazza di copertura di un fabbricato condominiale sono state installate antenne di telefonia mobile, in un contesto intensamente urbanizzato e con una scuola d’infanzia a pochi metri di distanza. Queste antenne stanno spuntando come funghi in città considerato che anche al Parco Cerasole nel 2023 un comitato di cittadini si era opposto all’installazione con un ricorso al Tar che si è concluso un anno dopo con la tesi accolta della compagnia telefonica che ha avuto concessa l’istallazione. Ora in via Mascagni svetta la stazione radio base. Intanto nel quartiere di via Canova i cittadini sono molto preoccupati e sono sconcertati dell’impotenza nel contrastare decisioni che coinvolgono la salute di tanti soggetti prese da un numero ristretto di privati. Le concessioni sono rilasciate dall’ente comunale sulla base di documentazione presentata dalla società, e su quella del Parco Cerasole a febbraio scorso il consigliere Maurizio Del Rosso inoltrò una formale richiesta di accesso agli atti amministrativi che, dichiara, non ha ricevuto riscontro. A giugno 2024 la protesta contro l’installazione ha fatto nascere un comitato agguerrito di cittadini, dopo che prima il Tar e poi il Consiglio di Stato aveva dato via libera all’installazione. A sei mesi dall’istituzione di un tavolo tecnico fra il comitato e l’amministrazione, si attende ancora l’elaborazione e approvazione di un regolamento comunale che potrebbe costituire un argine alla proliferazione incontrollata di antenne sul territorio. Diverse amministrazioni nel Paese hanno preso provvedimenti nella direzione di una moratoria dell’installazione di antenne per la ricezione della rete 5G, almeno fintanto che non siano emanati regolamenti comunali mirati. Tali ordinanze hanno dato il via a battaglie legali sulla sospensione del 5G nei Tribunali Amministrativi Regionali tra gli operatori telefonici e le amministrazioni comunali che, finora, sembrano dare ragioni ai primi. Il principio di precauzione e’ l’istituto che guida le ordinanze comunali restrittive e punta a un attento bilanciamento costituzionale tra il diritto alla salute ed il diritto alla libera iniziativa economica.
Decisioni calate dall’alto, sfruttando meccanismi di silenzio-assenso, non aiutano i processi di partecipazione. Il problema dell’inquinamento elettromagnetico solleva forte preoccupazione tra i cittadini, poiché studi epidemiologici sembrano indicare una correlazione tra l’esposizione prolungata a campi elettromagnetici e l’insorgenza di tumori, malattie neurodegenerative ed alterazioni di tipo neurologico e comportamentale. La Regione Toscana a settembre 2024 ha commissionato uno studio per indagare piú a fondo l’impatto sanitario dell’elettrosmog.«Ad oggi gli studi sugli effetti sulla salute dell’esposizione alle stazioni radiobase forniscono risultati contrastanti ed evidenze ancora inconcludenti», si legge nella delibera.
L’art. 41 della Costituzione, pur riconoscendo che l’iniziativa economica privata è libera, al comma 2 precisa che essa non può svolgersi in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana. Da ciò deriva che la tutela della salute, valore essenziale ed assolutamente primario, si colloca in una posizione preminente rispetto alla libertà di iniziativa economica privata, che pure è libertà garantita dalla Costituzione.Nel contrasto tra l’art. 32 (tutela della salute) e l’art. 41 (tutela dell’iniziativa economica), il bene relativo alla salute va considerato e posto al vertice della gerarchia degli interessi (T.A.R. Lazio, sez. II, 19/9/1992, n. 1852). Tuttavia e’ lo stesso legislatore ad aver stabilito su una base puramente “politica” i nuovi limiti dei campi elettromagnetici con il DDL semplificazioni 30 dicembre 2023 n. 214 che passano,da 6V/m (Volt per metro) a 15 V/m (i valori sono da intendersi come media dei valori nell’arco delle 24 ore). Non solo. A giugno 2024 il Senato ha approvato con voto di fiducia un emendamento, presentato due giorni prima della discussione in Aula da due esponenti della Lega, al cosiddetto “Decreto Coesione”. Il provvedimento stabilisce che «la localizzazione degli impianti nelle aree bianche oggetto dell’intervento è disposta anche in deroga ai regolamenti comunali di cui all’articolo 8, comma 6, della legge 22 febbraio 2001, n. 36». Allo Stato centrale, dunque, sarà consentito di bypassare l’amministrazione locale in merito alla installazione delle antenne per le reti 5G, anche quando i Comuni si oppongono.Il progresso va avanti. La tecnologia pure. Le antenne si moltiplicano. Gli abitanti del quartiere intorno a via Canova si mobilitano intanto con una raccolta di firme per una petizione in dissenso all’installazione/attivazione delle antenne menzionate indirizzata a sindaco, all’UOC Servizio Igiene e Sanità,al Dipartimento di Prevenzione,all’Arpa, alla Questura.