Caserta consuma il suo futuro: la Giornata Mondiale del Suolo lancia un grido d’allarme

“Prendersi cura del suolo: misurare, monitorare, gestire” è stato il tema dell’edizione 2024 della Giornata Mondiale del Suolo. Mentre il mondo riflette sull’importanza del suolo, a Caserta il consumo insostenibile del territorio continua a ritmo costante, senza strumenti aggiornati di pianificazione.

Si è celebrata ieri, 5 dicembre, la Giornata Mondiale del Suolo 2024, promossa dalla FAO e sostenuta da istituzioni, università e centri di ricerca di tutto il mondo. Il tema scelto – “Prendersi cura del suolo: misurare, monitorare, gestire” – ha posto l’accento sulla necessità di raccogliere dati attendibili per orientare scelte responsabili nella gestione del territorio. Un messaggio chiaro, che tuttavia – almeno per ora – non sembra aver trovato eco a Caserta, dove la cementificazione continua a ritmo sostenuto e senza un disegno urbanistico condiviso.

Il quadro regionale: un allarme dai numeri

Secondo il Rapporto 2024 sul Consumo di Suolo redatto da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), la Campania è tra le regioni italiane con i più alti livelli di consumo di suolo, con una percentuale che ha superato il 10% del territorio regionale, ben oltre la soglia del 5% indicata come limite di sostenibilità ecologica.

Nel solo 2023, in Campania sono stati consumati ulteriori 162 ettari di suolo, equivalenti a circa 230 campi da calcio. Caserta figura tra le province con i valori più preoccupanti, specialmente in ambito urbano e periurbano. L’ISPRA ha evidenziato come gran parte delle nuove superfici impermeabilizzate sorgano a discapito di terreni agricoli e seminativi, contribuendo alla frammentazione del paesaggio e all’aumento del rischio idrogeologico.

Caserta: cantieri aperti, territorio ignorato

Un caso emblematico è rappresentato dal quartiere 167, dove si registrano nuove edificazioni in zone già compromesse, nonostante le contestazioni di cittadini, ambientalisti e comitati civici. Tutto questo in assenza di un Piano Urbanistico Comunale (PUC) aggiornato, strumento fondamentale per governare lo sviluppo edilizio in modo razionale e sostenibile.

La mancanza di un PUC, denunciata da anni, ha permesso di operare in un vuoto normativo che lascia spazio a deroghe, interpretazioni elastiche delle norme e politiche urbanistiche poco trasparenti.

La voce dell’esperto 

«Il problema a Caserta non è solo la quantità di suolo consumato, ma la totale assenza di visione. Si costruisce dove conviene, non dove serve. Nessuna mappatura sistematica, nessun piano di recupero dell’esistente.

Il suolo è un ecosistema vivente, non una superficie neutra: togliergli permeabilità e connessioni ecologiche equivale a interrompere cicli naturali vitali.
E intanto si ignorano le aree abbandonate, si dimentica il patrimonio edilizio da rigenerare. Continuando così, stiamo condannando Caserta a diventare una città fragile, calda, e sempre più invivibile».
(testimonianza raccolta da un esperto di dinamiche ambientali e consumo di suolo attivo in provincia di Caserta, che ha chiesto l’anonimato)

Il significato della giornata del 5 dicembre

La ricorrenza celebrata ieri ha avuto come obiettivo quello di ribadire quanto sia importante “misurare” e “monitorare” lo stato di salute dei suoli. Si tratta di un appello alla conoscenza scientifica, ma anche alla responsabilità amministrativa: conoscere la composizione, l’uso e la qualità del suolo è il primo passo per una gestione davvero sostenibile del territorio.

In questo senso, i dati ISPRA rappresentano una risorsa fondamentale, che ogni amministrazione locale dovrebbe consultare e integrare nelle proprie scelte. Ma a Caserta, strumenti di monitoraggio ambientale sistematici e pubblicamente accessibili sono ancora assenti o marginali.

Il prezzo del consumo di suolo

Il consumo di suolo non è solo un danno ambientale, ma anche una minaccia diretta alla sicurezza e alla salute pubblica. Un suolo impermeabilizzato non assorbe più l’acqua piovana, aumenta il rischio di allagamenti, altera i microclimi urbani e favorisce le isole di calore. A lungo termine, si assiste alla perdita di biodiversità, alla frammentazione ecologica, all’erosione delle colture di prossimità.

A Caserta, pur in presenza di emergenze climatiche e richiami internazionali, non si registrano politiche incisive di rinaturalizzazione, rigenerazione urbana o recupero del costruito. Al contrario, il consumo di suolo prosegue in modo silenzioso ma inesorabile.

Il messaggio che resta

La Giornata Mondiale del Suolo 2024 è passata, ma il messaggio resta: il suolo è una risorsa finita, fragile, e non rinnovabile nei tempi umani. Una città che aspira a essere moderna e vivibile non può ignorare la qualità e la quantità del suolo che consuma.

Caserta ha bisogno di strumenti aggiornati, dati trasparenti e scelte politiche coraggiose, capaci di mettere il bene comune al centro. Perché difendere il suolo oggi significa difendere il futuro delle comunità locali.