Il 22 maggio 1978, quarantacinque anni fa, veniva pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 194 che detta “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. La legge ha tolto l’aborto dalla clandestinità inserendolo tra le prestazioni offerte dal servizio sanitario pubblico.
Ma nella realtà è vero?
La legge consente l’obiezione di coscienza, ma impone anche che ogni struttura pubblica sia in grado di garantire il Servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG). In Italia sono obiettori poco meno di 7 ginecologi su dieci. Con l’avvento del governo di destra-centro si è temuta una minaccia di restrizioni alla 194, sebbene la stessa premier Giorgia Meloni, pochi giorni prima della sua affermazione, esprimeva senza mezzi termini di non voler abolire né modificare la legge 194 ma di volerla applicare pienamente.
Ma nella realtà cosa accade per sostenere la tutela di un diritto sancito dalla legge?
La Relazione annuale sullo “Stato di attuazione delle norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria della gravidanza”, contenente i dati riferiti all’anno 2022, e’ stata diffusa (il link e’ in fondo all’articolo) con ritardo rispetto a quanto annunciava la legge, a dicembre 2024. Il numero assoluto di 65.661 IVG indica un incremento del 3,2% rispetto al 2021, mentre aumenta del 5,1% il tasso di abortività, cioè il numero di IVG per 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia. Si conferma comunque lo storico andamento decrescente del tasso di abortività (-66,9 %) rispetto al 1983, anno in cui è stato registrato il valore più alto in Italia e tutti gli indicatori di abortività restano tra i più bassi a livello internazionale. La media nazionale di ginecologi obiettori nelle strutture in cui si praticano aborti è pari al 60,7 per cento, un dato in diminuzione di quasi 3 punti rispetto al 2021.
Nella Relazione e’ certificato come in alcune regioni (ad esempio Campania, Puglia e Sicilia) ci sono criticità a carico di diverse strutture. Infatti il numero medio di IVG settimanali per ginecologo non obiettore risulta sensibilmente superiore alla media nazionale lasciando prevedere un numero di medici particolarmente esiguo nel soddisfare la domanda del servizio. In Campania alcune strutture arrivano a un massimo di 8,0 IVG settimanali per ginecologo non obiettore, in Abruzzo un massimo di 12,2 IVG settimanali per ginecologo non obiettore, in Lombardia un massimo di 4 IVG settimanali, in Sicilia un massimo di 6 IVG settimanali, in Puglia un massimo di 5,2 IVG settimanali. Tutto ciò sta a indicare carichi di lavoro particolarmente elevati e potenziali criticità nell’accesso ai servizi IVG a causa della scarsità di ginecologi non obiettori disponibili.
In Campania meno del 30% delle strutture con reparto di ginecologia effettua l’IVG e la percentuale di obiettori supera l’80%. Sul sito del ministero e’ stata pubblicata una mappa con i presidi sanitari in cui è possibile abortire. Lo prevedeva il progetto “Interventi per il miglioramento della qualità dei dati, dell’offerta e dell’appropriatezza delle procedure di esecuzione e della divulgazione delle informazioni sull’interruzione volontaria di gravidanza”, un progetto coordinato dal 2022 dall’ISS (Istituto superiore di sanità), finanziato per 100mila euro e conclusosi ad aprile di quest’anno. Nella mappa e’ presente l’Azienda Autonoma Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Tuttavia rileviamo questo dato come errato. In queste ultime settimane, infatti, è venuta a galla una “vacanza” grave che perdura da novembre 2024. Da quel mese il pensionamento dell’unico ginecologo non obiettore ha prodotto la sospensione del servizio con “dirottamento” delle richieste verso altri presidi ospedalieri o strutture convenzionate.
“La legge consente l’obiezione di coscienza, ma impone anche che ogni struttura pubblica sia in grado di garantire l’IVG. Per questo – dichiara Sonia Oliviero, Segretaria Generale della CGIL Caserta, in una nota – chiediamo un intervento immediato dell’ASL e della Regione Campania per assicurare la presenza di personale non obiettore.” Il coordinatore AT Cittadinanza Attiva Lorenzo Di Guida in proposito ha scritto al direttore generale e al direttore sanitario dell’Azienda Autonoma casertana “per conoscere quali azioni urgenti abbia intrapreso o intenda intraprendere per la ripresa delle attività, compresa la ricerca di personale medico non obiettore con procedura di mobilità o concorso”. Ugualmente NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche, ha diffuso un comunicato in cui chiede alla Regione Campania e alla Direzione sanitaria quali misure saranno adottate per ripristinare il servizio IVG nel pieno rispetto dei diritti delle donne e degli obblighi di legge. Anche il mondo delle associazioni si mobilita sul tema e sabato 21 giugno alle 17,30 a Caserta presso Villa Giaquinto, in Via Galileo Galilei 12, e’ proposto un incontro pubblico da Collettiva Transfemminista Caserta, in collaborazione con SoS Aborto Napoli – Ccà nisciun’ è fessa, Officina Femminista, Laiga 194 e IVG ho abortito e sto benissimo, “con l’obiettivo di costruire insieme una risposta collettiva e trasversale a questa inaccettabile interruzione di un diritto fondamentale”.
Segnaliamo che l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato un provvedimento che introduce l’obbligo per le strutture sanitarie pubbliche di garantire la presenza di personale non obiettore e di sostituire tempestivamente i medici che dovessero dichiararsi obiettori dopo l’assunzione. Una norma passata con 27 voti favorevoli e 21 contrari, il che dice quanto dopo 45 anni l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza garantita continua ancora ad essere un’opzione contrastata tra cartelli Pro Vita, omissioni istituzionali e medici demotivati dal carico di lavoro.
Non ci sembra complessivamente registrare un’efficacia finale di studi e monitoraggi commissionati relativamente all’applicazione della legge. E soprattutto, le criticità pur evidenziate non trovano un soddisfacente intervento istituzionale perché siano superate.
Vi aggiorneremo sugli sviluppi di questo disservizio che oppone un ostacolo concreto al diritto alla salute delle donne.
https://www.agite.eu/documenti/relazione-del-ministro-della-salute-sulla-attuazione-della-legge-contenente-norme-per-la-tutela-sociale-della-maternita-e-per-linterruzione-volontaria-di-gravidanza-legge-194-78/