Fontana di Trevi: si pagherà il biglietto?

Totò truffa sessant'anni dopo

La fontana più ripresa dal cinema mondiale continua a far parlare di sé. Dall’ionico bagno notturno di Anita Ekberg, che chiamava il suo Marcello tra spruzzi e leggenda, fino al genio truffaldino di “Totò truffa ’62”, la Fontana di Trevi resta, da oltre sessant’anni, una fonte inesauribile di sogni, monete… e risate.

Dopo sessant’anni dall’esilarante scenetta di Totò e Peppino ritorna l’idea del business. O presunto tale. Nei giorni scorsi si era diffusa la notizia — rimbalzata su numerose testate — di un biglietto da due euro per accedere alla fontana, riservato ai turisti e non ai residenti romani. Un’idea che ha fatto storcere più di un naso e brillare più di un sopracciglio, soprattutto a chi la Capitale la frequenta davvero.

Perché chi conosce Roma sa bene che la Fontana di Trevi è spesso impraticabile, sommersa da una marea umana armata di smartphone e selfie stick, tutti rigorosamente in cerca dello scatto perfetto davanti al capolavoro di Nicola Salvi. Proprio per questo, il Comune di Roma ha già da tempo introdotto un numero chiuso: massimo 400 persone alla volta nella parte interna. Si entra facendo la fila da via della Stamperia e si esce ordinatamente su via dei Crociferi. Altro che fontana libera come ai tempi della Dolce Vita.

Eppure, per qualche giorno, il tam tam mediatico ha fatto credere che per vedere la Fontana di Trevi servisse il portafoglio, oltre alla pazienza. Prima definita dal Campidoglio come una semplice “ipotesi”, poi definitivamente smentita, la notizia del biglietto è evaporata più in fretta di una monetina lanciata distrattamente alle spalle.

Niente ticket, niente tornelli, niente cassa. La Fontana di Trevi resta gratuita, per turisti e romani, curiosi e innamorati.

E allora viene da chiedersi: sarà stato uno scherzo? Magari l’ennesima burla degna del Cavaliere ufficiale Antonio Trevi e del leggendario ragionier Scamorza? In fondo, a Trevi, anche le truffe sono patrimonio culturale.