Gaza, ipotesi di pace, con imposizione americana.

Trump, cerca di imporre il suo piano, minacciando Hamas, in caso di non adesione integrale.

Siamo agli sgoccioli, della carneficina Gaza? Dopo l’ultimo annuncio di Trump, sembra che ci siano delle ottime possibilità del cessate il fuoco da parte di Israele su Gaza. È stato presentato da parte del Presidente USA a Benjamin Netanyahu, che ne ha accettato la stesura, un piano in venti punti, per porre fine allo sterminio di Gaza. Tra le condizioni “imposte” a Netanyahu oltre al cessate il fuoco, vi è anche l’obbligo delle scuse per i raid, effettuati su Goha in Qatar ai danni dei lider di Hamas, come ricorderete. Netanyahu, ha chiamato il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ponendo le proprie scuse, oltre per aver violato la sovranità del paese, anche per aver provocato nel raid la morte una guardia di sicurezza, del presidente qatariota. La telefonata ha provocato però le ire del ministro israeliano dell’ultradestra Itamar Ben Gvir, che non ammette gesti di sottomissione alcuno. Al contempo, però il Presidente Trump, come suo stile, lancia un ultimatum senza appello ad Hamas, l’accettazione dell’integrale del piano di “pace” e la consegna immediata entro 72 ore degli ostaggi ancora in mano al gruppo estremista. La minaccia non certo velata di Trump è quella, che in caso di rifiuto di Hamas alle condizioni americane, gli USA daranno pieno sostegno ad Israele per “completare il lavoro” facendo riferimento alle dichiarazioni di Netanyahu, all’inizio dell’invasione di terra, di Gaza. Le condizioni imposte sono smilitarizzazione di Hamas, con la consegna di tutte le armi in dotazione, concessione di un salvacondotto agli aderenti di Hamas, ma nulla si legge sulla volontà di Netanyahu di annettere la Cisgiordania. Hamas, dal canto suo, sembra che non sia d’accordo su diversi punti, nonostante la promessa di far liberare 250 ergastolani e 1800 prigionieri palestinesi, arrestati dopo i fatti del 7 ottobre 2023. Il gruppo estremista tramite Taher al-Nunu, esponente dei funzionari di Hamas, fa sapere che per il popolo palestinese risulta inaccettabile, una gestione futura di Gaza affidata all’ex premier britannico Tony Blair. Hamas, rivendica di inserire nelle condizioni, la creazione di uno stato palestinese, ed è contraria ad una gestione straniera della striscia. Secondo Taher al-Nunu, una volta creato lo stato palestinese, non vi sarà alcun bisogno di una tutela internazionale in quanto decadrà l’esigenza della resistenza verso gli israeliani, che ora opprimono Gaza. I contatti, ovviamente proseguono sotto traccia, al di là dei proclami di Trump, la trattativa risulta molto complicata e delicata per gli attori convolti, a cominciare dallo stato mediatore Qatar, passando per un occidente sempre timoroso di esporsi, fino ad arrivare ai falchi iraniani, che fomenterebbero una guerriglia ad oltranza. L’unica certezza è data dal fatto inequivocabile, che a Gaza si continua a morire oggi sono morti almeno 33 palestinesi, sia di armi, quanto di fame. Donne, bambini e uomini fatti spostare da un capo all’altro della striscia come bestie, costretti ogni volta a raccogliere le poche masserizie rimaste e percorrere chilometri senza cibo e acqua. Il panorama internazionale sarà a breve anche influenzato dalla Flottilla, che sta facendo rotta su Gaza, per portare aiuti umanitari, contro la volontà di Israele alla concessione di un corridoio di pace.