L’editoriale
La scelta di costruire un biodigestore a Maddaloni è stata assunta e approvata all’unanimità in Consiglio comunale. Il tema non è più se realizzarlo, ma come portarlo a compimento. Siamo nella fase tecnica ed economica, quella in cui le promesse devono tradursi in garanzie, controlli e benefici concreti per la comunità. In un tempo segnato dalla crisi climatica e da una gestione dei rifiuti che ancora troppo spesso pesa sull’ambiente e sui territori più fragili, la realizzazione di un impianto capace di trasformare l’organico in risorsa è più che un progetto locale: è un tassello di un impegno globale. Un biodigestore ha senso solo se proporzionato, costruito con regole chiare, dotato di sistemi reali per abbattere odori ed emissioni e soggetto a monitoraggi indipendenti. Non basta la conformità formale alle norme: serve trasparenza assoluta, con dati ambientali accessibili e verificabili. Solo così si può superare la diffidenza che inevitabilmente accompagna opere di questo genere. Il trattamento corretto dell’organico non è più uno smaltimento, ma un’opportunità. La legge riconosce che, se gestito bene, il compost che ne deriva non è un rifiuto bensì un prodotto utile, in grado di reinserirsi in cicli virtuosi agricoli ed energetici. Questo è il cuore dell’economia circolare: ridurre gli scarti, valorizzare ciò che resta, diminuire la pressione sulle discariche e sui trasporti che generano emissioni. Resta però il nodo della gestione delle risorse economiche. Royalties e ristori non possono diventare strumenti per coprire falle di bilancio. Devono essere vincolati a interventi visibili: servizi più efficienti, riduzione della pressione fiscale locale, progetti di riqualificazione urbana e ambientale. In questo patto di restituzione si misura la credibilità dell’intera operazione. La realizzazione del biodigestore di Maddaloni sarà davvero un passo avanti se saprà coniugare sostenibilità ambientale, equità sociale e responsabilità economica. La sfida non riguarda solo un impianto, ma il modo in cui una comunità si mette in sintonia con le necessità del proprio tempo: affrontare la crisi climatica con scelte concrete, e non con promesse.