In consiglio comunale approvazione della mozione sul riconoscimento dello Stato della Palestina e respinta quella per la difesa dell’acqua pubblica e delle tasche dei cittadini

Giovedì scorso a S. Maria C. V. e’ stato convocato il consiglio comunale per discutere oltre l’odg programmato due mozioni a firma del consigliere comunale Danilo Talento (Sinistra italiana -AVS): la prima sul riconoscimento dello Stato della Palestina, la seconda sull’acqua bene comune. Con stupore rileviamo che il sindaco Antonio Mirra ha vietato ad un giornalista la ripresa video nonostante il regolamento predisposto e pubblicato dallo stesso ente comunale lo consenta per l’esercizio del diritto di cronaca, sostenendo la necessità, preliminarmente alla seduta, di avvertire le guardie municipali. Ma sul Regolamento non compare questa richiesta anticipata.

La prima mozione è stata approvata con un’astensione, quella del consigliere Salvatore Mastroianni (Lega). In Provincia di Caserta, anche i comuni di Cesa, Casagiove e S. Maria a Vico hanno approvato una mozione analoga.

Nella mozione si legge : “Risulta ormai evidente quanto sia indispensabile che le Nazioni Unite e l’Unione Europea non si fermino alle dichiarazioni di condanna e al richiamo alle parti di fermare la violenza, ma che prendano posizione per eliminare le cause che provocano la violenza e l’ingiustizia in Israele e in Palestina con l’obiettivo di esercitare una mediazione attiva per la fine dell’occupazione militare israeliana e della colonizzazione dei Territori Palestinesi Occupati e per il rispetto dei diritti umani e del Diritto Internazionale in tutto il territorio palestinese e israeliano…… La prospettiva “due popoli, due Stati” non può essere raggiunta senza il previo riconoscimento dello Stato di Palestina, laddove oggi l’unico Stato riconosciuto dal nostro Paese è lo Stato di Israele”.

Pertanto la mozione approvata “impegna il Sindaco, la Giunta Comunale e il Consiglio Comunale tutto a chiedere al governo italiano

– di riconoscere a tutti gli effetti lo Stato di Palestina come entità sovrana, nei confini precedenti all’occupazione del 1967 e con Gerusalemme capitale condivisa;

– di agire in sede ONU per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere alla Palestina e a Israele di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimità e piena sovranità;

-di impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di Diritto Internazionale per fermare la colonizzazione e l’annessione dei Territori Occupati Palestinesi”.

La seconda mozione rappresentava un’urgente iniziativa di opposizione alle delibere n.27 e n.28 del 27/08/2025 dell’Ente Idrico Campano (trasformazione dell’ITL Spa in società mista pubblico-privata e aumento delle tariffe idriche), mozione che e’ stata proposta e inviata a tutti i comuni della Provincia da parte del Coordinamento acqua bene comune provinciale.

La mozione non è stata approvata, registrando tre voti favorevoli: Danilo Talento (proponente), Raffaele Aveta (M5S), Italo Crisileo (M5S).

Nella mozione è scritto: “La presenza di capitale privato in ITL S.p.A. rischia di compromettere la natura pubblica del servizio idrico, in contrasto con la volontà popolare espressa nel referendum del 2011 e con i principi di tutela dei beni comuni…..Nel caso di mancata opposizione alla delibera n. 28 del 27/08/2025, anche il Comune di Santa Maria Capua Vetere ed i suoi cittadini saranno chiamati a pagare per le scelte inefficaci ed inefficienti della gestione della società. Nel caso di mancata opposizione relativamente alla delibera n. 27 del 27/08/2025 di modifica della forma di gestione, seguiranno inevitabili ulteriori aumenti per remunerare il capitale privato e consentire alla società privata di incassare un profitto dalla gestione di un servizio pubblico di un bene comune come l’acqua”. Per questo motivo la mozione chiedeva l’impugnazione delle delibere dell’Ente Idrico Campano che ha ratificato lo scorso 27 agosto l’ingresso di capitale privato con una quota pari al 45%, nella società ITL S.p.A, gestore unico individuato per il servizio idrico nel distretto di Caserta, e l’aumento delle tariffe nei prossimi anni.

Il sindaco ha preso la parola per la sua manifestazione di voto contrario e ha fornito una lezione discutibile sull’interazione tra politica e amministrazione nella gestione dell’ente. Lascia quantomeno perplessi, infatti, l’affermazione “un conto sono i principi che possono anche essere condivisi (quelli di una gestione del servizio senza profitto) e un altro conto è la pratica amministrativa”. D’altra parte una cosa, potremmo specularmente arzigogolare, sono i principi, quelli declamati dall’art.1 della legge regionale 15/2015 che al comma 3  stabilisce un servizio idrico integrato gestito “nel rispetto degli esiti del referendum del 2011”, e una cosa sono le spinte privatizzatrici che ad oggi registrano in apertura in Campania quattro procedure di ingresso di privato nella gestione dell’acqua.

Dall’alto della sua passata esperienza di presidente proprio dell’Ente idrico campano del distretto di Caserta dal 2017 al 2018 il sindaco ha sostenuto di perseguire la soluzione opportuna per il Comune, quella di rimanere fuori (contravvenendo la legge regionale che ne prescrive l’obbligo) dalla società gestore unico affidatario del servizio per delibera dello stesso ente di cui ha rivestito carica presidenziale, oppure l’alternativa auspicata è quella operata con la delibera che la mozione chiedeva invece di contrastare, che promuove l’ingresso del privato in ITL da risanare con una gestione capace ed efficiente e opportuni investimenti. Nessun cenno, nel merito, all’aumento spropositato del 46% delle tariffe pianificato per i cittadini del distretto.

Come hanno rilevato studi come il progetto PIQUE (“Privatisation of public services and the impact on quality, employment and productivity”, finanziato dall’UE), rispetto alla gestione pubblica che realizza strategie e mantiene tariffe nel quadro dell’utilità sociale, il privato per sua natura tende a massimizzare legittimamente il profitto, peggio ancora in relazione a una situazione di monopolio naturale. Le privatizzazioni non hanno dato alcuno dei vantaggi decantati, né in termini socio-economici, né di qualità dei servizi. Prova ne e’, anche in Campania, la quasi trentennale gestione della GORI SpA, nel più popoloso e importante distretto idrico campano, quello sarnese-vesuviano: insostenibili e ingiustificate tariffe, che restano di gran lunga le più alte della Campania e del Mezzogiorno; l’enorme mole di investimenti pubblici con i fondi del PNRR che non garantisce un buono stato delle reti idriche in larga parte del territorio, con aree urbane senza reti fognarie adeguate e una qualità non accettabile dell’acqua erogata.

Quella fantomatica separazione della politica dalla competenza amministratrice invocata dal sindaco con una dichiarazione che e’ valsa per tutti i consiglieri, muti sebbene interrogati da una mozione che voleva tutelare le tasche dei cittadini, non sembra tenere in conto, singolarmente, la volontà esibita quotidianamente dalla politica di accaparrarsi di interi pezzi della pubblica amministrazione per piegarla ai propri bisogni, talvolta con lo scopo dell’efficientamento, più spesso con lo scopo specifico di ridurre i compiti amministrativi a mera attività esecutiva a servizio del politico di turno, senza il rispetto delle più elementari regole di imparzialità e buon andamento che devono indirizzare la pubblica amministrazione (vedi le criticità finanziarie dell’ITL conseguenti a presunti poltrone, stipendi e consulenze) . Una pratica politica diffusa e spregiudicata che produce “un processo di reciproco riconoscimento, in base al quale si scambiano beni e servizi, si avvalgono gli uni delle risorse e delle competenze degli altri, si sostengono per conseguire specifici obiettivi ed in alcuni casi costituiscono alleanze organiche per tutelare o perseguire interessi comuni. In questo modo, tendono a instaurarsi giochi a somma positiva, cioè con un vantaggio per tutti i partecipanti”(Rocco Sciarrone, Studi sulla questione criminale).

In definitiva è il caso di ricordare che quel che conta non è solo la legalità o l’imparzialità dell’azione amministrativa: è essenziale la “buona amministrazione”, che va assicurata dall’opera continua dei funzionari pubblici, i quali, in virtù dell’art. 98 Cost., sono “al servizio esclusivo della Nazione”, ovvero delle comunità, non di governi ombra di pochi cacicchi.