In qualunque città d’arte europea la casa in cui ha vissuto un genio come Luigi Vanvitelli sarebbe un museo, una tappa turistica, un simbolo. A Caserta questo non accade e capita, invece, di apprendere che la dimora sia in affitto. O almeno così sembra leggendo il cartello che fa bella mostra di se a lato di una targa che ricorda che, proprio in quel luogo, l’architetto della Reggia abitò e poi vi morì il primo marzo del 1771.
Un sito non valorizzato
La casa si trova nel centro storico, in un vicolo a pochi passi dalla Reggia, tra edifici storici e palazzi nobiliari. Lì, una targa ricorda: “in questa casa abitò e vi morì il 1 marzo 1771 Luigi Vanvitelli architetto reale”. Ed è tutto: solo un portone grigio su cui è attaccato un laconico cartello “Affittasi”. È lo stesso ingresso che in altre città accoglierebbe scolaresche, turisti affamati di storia e cittadini curiosi di immaginare con la mente gli anni in cui il monumento tra i più importanti al mondo, se non il più bello, fu costruito. A Caserta, invece, resta solo il silenzio.
Serve un progetto, subito
Non servono grandi fondi né opere faraoniche. Servono volontà e visione. Quel civico può diventare un punto di riferimento non solo per scuole, studenti di architettura, visitatori colti, ma anche per altro. Potrebbe, infatti, ospitare mostre temporanee, installazioni digitali, esperienze immersive. Potrebbe essere raccontato con podcast, pannelli in più lingue, percorsi tematici, ma soprattutto potrebbe diventare un ulteriore simbolo di riscatto per una città che troppo spesso dimentica il proprio valore.
Vanvitelli non può restare dietro un portone chiuso e chi di dovere dovrebbe adoperarsi per far si che la sua casa sia adeguatamente valorizzata.