La Costituzione non si piega: C’è chi dice dice NO

Napoli scende in campo contro la separazione delle carriere

La Domus Ars di via Santa Chiara, nel cuore di Napoli, si è trasformata in un luogo di resistenza civile. La sala, gremita di persone, ha accolto la prima uscita pubblica del comitato per il “no” al referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati. Non era un convegno accademico, ma un’assemblea popolare, vibrante, dove la società civile si è stretta attorno a un tema che riguarda la democrazia stessa.

 

 

Sul palco si sono alternati voci diverse ma unite da un filo comune: smascherare la retorica governativa e denunciare i rischi di una riforma che non accelera i processi, non migliora l’efficienza, ma spezza l’equilibrio dei poteri e piega la magistratura al controllo politico.

 

Ettore Ferrara, ex presidente del Tribunale di Napoli e coordinatore del comitato, ha aperto i lavori con parole nette, spiegando che l’obiettivo non è rendere la giustizia più rapida, bensì ottenere una magistratura docile. Padre Alex Zanotelli ha portato la sua testimonianza etica, ricordando che i giudici sono presidio contro derive autoritarie e politiche disumane sui migranti. Lo scrittore Maurizio de Giovanni ha usato l’arma dell’ironia, evocando gli anni ’30 e provocando con la battuta sul sorteggio dei chirurghi, che ha strappato gli applausi più fragorosi.

La professoressa Giovanna De Minico ha smontato l’illusione che il pubblico ministero diventi “uguale” all’imputato, sottolineando come disponga di strumenti investigativi enormi, mentre il giudice rischia di essere indebolito e lasciato senza protezione. Viola Ardone ha parlato di una battaglia culturale, invitando a uscire dal quadrato della stupidità e della malafede. L’avvocato Francesco Barra Caracciolo ha denunciato il pericolo di un pm trasformato in superpoliziotto, mentre il professore Salvatore Baccagna ha ricordato che non è vero che le sentenze siano ingiuste perché i giudici sono amici dei pubblici ministeri: la riforma alimenta sfiducia senza risolvere nulla.

Il procuratore della Corte dei Conti Ferruccio Capaldo ha avvertito che Tangentopoli non sarebbe mai stata scoperta con un assetto simile, e Mariarosaria Guglielmi ha allargato lo sguardo all’Europa, sottolineando la gravità del segnale italiano.

Il giornalista Antonio Corbo ha richiamato il dovere dell’informazione di smascherare il bluff, mentre Mariano De Palma, segretario di Libera, ha chiuso con l’allarme più concreto: il rischio di compromettere le indagini su corruzione e mafia. La serata ha mostrato un fronte compatto e determinato. Non si tratta di difendere privilegi corporativi, ma di salvaguardare la Costituzione e il principio di separazione dei poteri. La riforma non è un rimedio ai mali della giustizia, ma un attacco frontale all’indipendenza dei magistrati. Napoli ha lanciato un segnale chiaro: la democrazia non si piega, la Costituzione non si tocca.

Foto:ANSA