Il dibattito sul riconoscimento dello Stato di Palestina ha raggiunto un nuovo culmine sulla scena internazionale, con un numero crescente di Paesi che stanno formalizzando o annunciando la loro decisione. Questo processo, assume un valore prettamente simbolico e politico, esercitando una pressione diplomatica significativa sul governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu. Sebbene nel breve termine l’atto non sia destinato a modificare la situazione sul campo a Gaza, esso rafforza la posizione palestinese a livello globale e riafferma la validità della soluzione a “due Stati” come la più probabile via percorribile per la pace.
Riconoscere uno Stato è un atto sovrano e discrezionale, non soggetto a regole rigide universali, per cui i riferimenti che portano uno Stato ad affermare l’esistenza di un altro, non si uniformano a standard internazionalemente riconosciuti. In concreto, riconoscere uno Stato si traduce nell’ apertura di relazioni diplomatiche formali, come ambasciate o uffici consolari; anche in assenza di riconoscimento, però esistono modalità di contatto come dimostrano i casi di Italia e Stati Uniti. I Paesi che attualmente riconoscono lo Stato di Palestina hanno relazioni soprattutto con l’Autorità Nazionale Palestinese, ente considerato però debole e spesso criticato, che amministra alcune parti della Cisgiordania, Gaza invece resta sotto il controllo di Hamas. Ad oggi, il numero di Paesi membri dell’ONU che riconoscono la Palestina ha superato i 150 (su 193), includendo ora nazioni occidentali chiave come Francia, Regno Unito, Canada e Australia, che hanno formalizzato il loro riconoscimento proprio in concomitanza con recenti incontri ONU. Questo slancio, in particolare da parte di membri del G7, segnala una frattura sempre più profonda con la politica di Tel Aviv. Il riconoscimento rafforza la legittimità dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e migliora la sua capacità di agire nelle sedi internazionali (come la Corte Penale Internazionale). Le critiche, tuttavia, sottolineano che un riconoscimento solo su carta non basta se non è accompagnato da azioni concrete, come sanzioni o un embargo sulle armi, che modifichino la realtà dell’occupazione e allevino la catastrofe umanitaria a Gaza.
L’Italia si colloca attualmente tra i Paesi occidentali, inclusi Stati Uniti e Germania, che non hanno ancora formalmente riconosciuto lo Stato di Palestina. La posizione del governo italiano, ribadita anche in recenti interventi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è quella di sostenere con forza la soluzione dei due Stati, ma di subordinare il riconoscimento di uno Stato palestinese a determinate condizioni e alla fine del conflitto. In sintesi il governo italiano è pronto a riconoscere lo Stato di Palestina, a patto che vengano restituiti gli ostaggi ad Israele e Hamas abbandoni la Palestina.