di Marco Natale
La liturgia di oggi ci presenta la manifestazione di Dio a tutti i popoli del mondo. Per questo grandioso evento, vengono scelti “I Magi”. Essi, secondo quanto riportato dall’evangelista Matteo, provengono dall’oriente, cioè da quella zona geografica in cui il Dio dell’antico testamento, il Dio degli ebrei, non è conosciuto. Nonostante ciò loro si mettono in viaggio seguendo una stella. Nel loro cuore arde l’urgenza di compiere la missione che gli è stata affidata, quella di contribuire a condividere con il resto del mondo allora conosciuto questa notizia di gioia autentica. Arrivando a Gerusalemme iniziarono a cercare il luogo preciso nel quale questo evento si era compiuto. Iniziano a fare una domanda ben precisa: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». Purtroppo però questa richiesta di informazione sta correndo il rischio di non produrre il senso che loro speravano di ottenere. Creano disagio e spavento nella “classe in” di Gerusalemme. Il primo che né rimane turbato è proprio il re Erode, la sua paura tipicamente umana, era quella di perdere il suo trono. Proprio per questo motivo convoca li convoca segretamente al suo palazzo per carpire da loro il momento preciso nel quale era apparsa la “Stella”. Le sue richieste non finiscono qui, egli affida loro anche una missione: «quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». In un primo momento i Magi trovano la richiesta di Erode una richiesta sincera, iniziano il loro viaggio seguendo ancora una volta la stella e finalmente giungono alla meta tanto desiderata: quella dell’incontro. In quel momento riconoscono nel “bambino appena nato” la più autentica rivelazione divina. Per esprimere a pieno la loro gioia e riconoscenza depongono ai suoi piedi alcuni doni semplici ma da un immenso valore: oro, incenso e mirra. La loro missione è compiuta, almeno cosi sembra. Si rimettono in cammino per tornare da Erode e adempiere l’impegno che si erano presi nei suoi confronti, almeno questo sarebbe il loro intento. Qualcosa li blocca, fanno un sogno nel quale vengono avvertiti di non tornare li ma rientrare nelle loro case per un’altra strada. Proprio in questo ultimo particolare si cela il messaggio che, anche per noi oggi, come per i cristiani che ci hanno preceduto, deve essere di stimolo. Le nostre vite dopo l’incontro con il Signore di ogni tempo, hanno l’obbligo di camminare su un sentiero nuovo: quello della verità e della luce.