Poetica. Non potrebbe esserci definizione più calzante per l’ultima serata della 53esima edizione di Settembre al Borgo, che si è chiusa con un evento di straordinaria intensità emotiva. Sul palco del Belvedere di San Leucio, Massimiliano Gallo — in veste di direttore artistico e interprete — ha donato al pubblico Lettera ad Eduardo, un atto teatrale intimo e potente, un dialogo immaginario ma profondamente autentico con Eduardo De Filippo.
Non è stato solo uno spettacolo, ma un vero e proprio atto d’amore. Gallo ha restituito al pubblico l’anima e la voce di uno dei padri del teatro italiano, andando oltre l’omaggio formale: è stata una confessione d’artista, un riconoscimento sentito e rispettoso verso un uomo che ha trasformato la scena in coscienza collettiva. Eduardo non è stato solo un drammaturgo: è stato uno specchio dell’anima napoletana, e Massimiliano Gallo ne ha colto il tono struggente e ironico, portando il pubblico in un viaggio emotivo tra ricordi e riflessioni.
Il Belvedere di San Leucio, con la sua vista mozzafiato sulla città illuminata e il fascino del setificio borbonico, ha contribuito a rendere l’atmosfera quasi sospesa. In questo scenario suggestivo, Gallo, accompagnato dalla voce intensa di Carmen Scognamiglio e dai musicisti della Napoli Nord Ensemble, ha intonato alcune delle melodie più significative della tradizione partenopea. Brani come Uocchie c’arraggiunate dello stesso Eduardo, Munastero ‘e Santa Chiara, e l’immortale Era de maggio di Salvatore Di Giacomo hanno attraversato il tempo e lo spazio, rendendo il pubblico partecipe di una liturgia emotiva collettiva.
Gallo ha voluto chiudere la spettacolo con un pensiero commosso rivolto ai bambini di Gaza, ricordando come il teatro, pur celebrando la bellezza e la cultura, non possa mai dimenticare l’umanità, specie quella sofferente.
Questa edizione di Settembre al Borgo è stata tra le più complesse della sua lunga storia. La 53esima rassegna, messa in piedi in poche settimane e con risorse estremamente limitate, è riuscita comunque a mantenere viva la sua anima, seppur portando alcuni spettacoli lontano dalla sua storica cornice: il Borgo medievale di Caserta Vecchia.
La necessità di spostare gran parte degli eventi a San Leucio, per l’indisponibilità del borgo già occupato da altri appuntamenti, ha rappresentato un cambiamento forzato. Tuttavia, se da un lato ha segnato una rottura con la tradizione, dall’altro ha dimostrato la capacità di resilienza di una manifestazione che non vuole arrendersi.
E proprio nel momento dei saluti finali, insieme ad Antonella Scolamiero, uno dei commissari straordinari che amministrano attualmente la città, Gallo ha lanciato un messaggio chiaro: la città di Caserta merita la bellezza a cui era destinata e che Settembre al Borgo torni ai fasti di un tempo, quando a Caserta si veniva da Napoli e da Roma, per assistere ad un evento grande spessore artistico. Una rinascita che passa non solo dalla volontà politica e dalle risorse, ma anche dalla passione di chi, come Massimiliano Gallo, crede nel valore della cultura come motore di identità e comunità.
Gallo ha voluto lasciare al pubblico un messaggio semplice ma potentissimo, quasi un testamento morale per il futuro della manifestazione e della città:
“La bellezza salverà il mondo.”
In una serata in cui il passato e il presente si sono sfiorati sul filo dell’emozione, Caserta ha ricordato — o forse riscoperto — che il teatro può ancora essere uno strumento di bellezza e di verità. E Settembre al Borgo, nonostante tutto, è ancora vivo.
I prossimi due week end vedranno continuare la Kermesse con un programma ancora da rivedere.