Palestina: un nuovo passo avanti verso il suo riconoscimento

Il Portogallo si unisce a Spagna e Francia

Il Portogallo si sveglia stamattina al centro delle notizie, mentre da un lato un gruppo di orche affonda per gioco una barca a vela, dall’altro il governo portoghese non scherza e si unisce al gruppo di nazioni intento a riconoscere ufficialmente lo Stato della Palestina tra queste ci sono Francia, Spagna, Belgio, Canada, Lussemburgo, Regno Unito ed altri.

Meglio tardi che mai verrebbe da dire perché se da un lato è stata una operazione annunciata in piena estate e rimandata a settembre, dall’altro va rilevato che tutto ciò ha valore altamente simbolico specialmente per Londra e Parigi in quanto storiche potenze coloniali tra i principali artefici della mappa del Medio Oriente moderno; inoltre va aggiunto che di sicuro questo riconoscimento non ha realmente il potere di ridisegnare i confini o creare nuove mappe, come giustamente sostenuto anche dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.

immagine presa dal sito ISPI

Al momento le nazioni che riconoscono lo Stato della Palestina sono 147 su 193 ovvero i tre quarti del mondo ma ciò non basta per fermare la barbarie in corso: ieri in seno all’Assemblea Generale dell’ONU 10 Paesi membri non permanenti hanno presentato una bozza di risoluzione ONU che prevedeva il cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e l’eliminazione delle restrizioni all’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza; la bozza è stata approvata da 14 Paesi ma gli USA hanno nuovamente esercitato il diritto di veto per bocciare la proposta.

Ricordiamo che il diritto di veto può essere esercitato soltanto dai 5 Paesi membri permanenti ovvero USA, Cina, Russia, Francia e Inghilterra.

Si mostra dunque per l’ennesima volta l’anacronismo della composizione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, una sorta di “direttivo” nato all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale con una realtà e rapporti di forza non più in essere.

Ad oggi la realtà è cambiata, è molto diversa da allora per cui è immediatamente evidente la stonatura di questo organo che non rispecchia più il Mondo attuale specialmente se si considera il fatto che negli ultimi 25 anni sono saliti alla ribalta, con un forte sviluppo, i Paesi BRICS che reclamano, a ragione, un sistema internazionale più equo ovvero meno sbilanciato verso l’Occidente.

Intanto però gli orrori continuano a Gaza ed è inutile dire che con la bocciatura di ieri gli USA condividono parte delle colpe col loro alleato Israele, a sua volta sempre più isolato diplomaticamente e difeso attivamente solo dall’alleato americano.

D’altro canto in Italia si fa ancora troppo poco, al netto dei litigi nei salotti televisivi – dove vergognosamente si chiede di definire bambino (il riferimento è all’acceso battibecco accaduto nel programma televisivo di Bianca Berlinguer) – perché mentre il governo non mostra la minima intenzione di riconoscere lo Stato della Palestina ed il ministro Salvini si spertica in elogi nei confronti di Israele e del suo primo ministro (rincorso da un mandato di arresto internazionale per il crimini di guerra e crimini contro l’umanità insieme ai suoi sodali di governo sionisti-revisionisti e correi), il ministro della Difesa Crosetto spinge per avere maggiori investimenti per aggiornare il reparto della difesa militare.

Ovviamente ci si aspetta che Crosetto sarà accontentato ma c’è da capire se questi nuovi investimenti potranno essere messi a bilancio considerandoli al di fuori o meno delle regole europee del patto di stabilità e crescita.

Infine anche la Chiesa sembra molto timida nei confronti degli orrori di Gaza perché se è vero che più volte il Papa ha invocato la fine degli orrori dall’altro ci si guarda bene dal non pronunciare la parola Genocidio, forse per non indispettire il suo connazionale Trump. Di certo non è proprio un bell’esempio da parte di chi predica e decanta la parola Gesù.

Eppure i requisiti per confermare quanto sta dichiarando da tempo l’ONU ovvero riconoscere ufficialmente che c’è un genocidio in corso ci sono tutti e basta andare a leggerne la definizione:

gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso“.