PARMA- Una tranquilla mattinata di ottobre si è trasformata in un vero e proprio colpo di scena per il mondo dell’arte italiana: i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Roma hanno sequestrato 21 opere attribuite a Salvador Dalì, ritenute false, esposte nella mostra “Dalì: tra arte e mito” in corso a Parma, a Palazzo Tarasconi.
Il sequestro è stato disposto dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta dei magistrati del dipartimento per la Criminalità diffusa e grave della Procura capitolina, a seguito di un’indagine nata dalla segnalazione della Fundaciòn Gala – Salvador Dalì, l’ente spagnolo che tutela l’eredità intellettuale del genio surrealista.
L’ALLARME DELLA FONDAZIONE DALI
A far scattare gli accertamenti è stata proprio la Fundaciòn, che ha rilevato elementi “critici” sull’autenticità di alcune opere esposte nella rassegna emiliana. Tra i pezzi sequestrati compaiono arazzi, disegni, incisioni e oggetti vari, che secondo gli esperti della fondazione presenterebbero anomalie tali da far dubitare della loro reale attribuzione all’artista catalano.
Le stesse opere erano già finite sotto la lente degli investigatori nel 2025, quando furono esposte a Roma, al Museo della Fanteria, sempre nell’ambito di una mostra su Dalì organizzata dalla stessa società, Navigare srl.
NAVIGARE: “COLLABOREREMO PIENAMENTE”
La società organizzatrice ha prontamente reagito alla notizia, dichiarandosi “pronta a offrire piena collaborazione alle forze dell’ordine per la verifica di autenticità delle opere”. Il responsabile delle mostre, Salvatore Lacagnina, ha spiegato che i problemi sembrano legati a un collezionista privato già attenzionato in passato dalle autorità: “Noi non lo sapevamo. Ci stiamo già tutelando nelle sedi opportune”, ha affermato.
Lacagnina ha anche rassicurato il pubblico: “La mostra a Parma non è chiusa. Le 21 opere sequestrate rappresentano una piccola parte dell’intero allestimento, che comprende oltre 120 lavori. Le restanti opere restano visibili ai visitatori”.
Navigare, però, si trova ora a dover fronteggiare un’altra grana: la mostra fotografica su Frida Kahlo prevista a Milano è stata annullata e dovrà essere riprogrammata. “Una coincidenza sfortunata”, ha detto Lacagnina.
IL DIBATTITO ISTITUZIONALE: PATROCINI SOTTO ACCUSA
L’esplosione del caso ha inevitabilmente travolto anche le istituzioni. La Regione Emilia-Romagna e il Comune di Parma, pur non avendo concesso contributi economici all’organizzazione, avevano concesso il patrocinio non oneroso all’evento. Ora, spiegano, sono pronti a ritirarlo se le indagini confermeranno la presenza di opere false.
L’assessora regionale alla cultura, Gessica Allegni, ha dichiarato: “Seguiamo con attenzione. Se dovessero emergere conferme, non esiteremo a ritirare il nostro sostegno simbolico”.
Più dura la deputata leghista Laura Cavandoli, che parla di “patrocini concessi con troppa leggerezza” e di un fatto “che mina la credibilità delle istituzioni locali”.
UN DANNOSO COLPO ALLA CREDIBILITÀ DELL’ARTE
Il caso Parma riaccende i riflettori su un problema tanto delicato quanto diffuso: il mercato delle opere d’arte false, una piaga che minaccia la reputazione di musei, gallerie e organizzatori, spesso inconsapevoli di esporre falsi, ma ugualmente coinvolti nella bufera.
Intanto, i carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal pm Stefano Opilio, continuano le indagini. I prossimi giorni saranno cruciali per stabilire se si sia trattato di un’ingenua leggerezza o di un sistema consapevole di falsificazione e diffusione.
Una cosa è certa: nel mondo surreale di Salvador Dalì, il confine tra realtà e finzione è sempre stato sottile. Ma quando l’illusione si trasforma in truffa, è compito della legge riportare l’arte… alla verità.