Tratta di esseri umani: emergenza sommersa tra sfruttamento e diritti negati

La Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella ieri ha presieduto la riunione del Comitato Tecnico Antitratta in occasione delle celebrazioni della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani. 

La riunione ha rappresentato un momento cruciale per fare il punto sull’attuazione del Piano Nazionale Antitratta 2022–2025  per esaminare i dati del SIRIT (Sistema Informativo Rete Interventi Tratta). I dati si riferiscono al primo semestre 2024 e sono stati ritenuti per dare avvio alla costituzione di gruppi di lavoro tematici. Tali gruppi, che saranno attivi dal prossimo settembre, analizzeranno aree prioritarie in linea con le raccomandazioni del GRETA (Gruppo di esperti sulla lotta alla tratta del Consiglio d’Europa). Il tutto in sintonia con la recente Direttiva europea 2024/1712, che potenzia gli strumenti normativi e di cooperazione transfrontaliera.

La Ministra Roccella ha ribadito con fermezza l’impegno del Governo italiano contro quella che ha definito “una piaga globale”. Ed ha sottolineando le strette connessioni tra tratta, sfruttamento e violenza maschile sulle donne. Ha inoltre annunciato l’istituzione di un Premio nazionale per due tesi di laurea, che sarà bandito nel mese di settembre. L’obiettivo è quello di promuovere la ricerca accademica su aspetti sociali, giuridici ed economici della tratta.

Uno scenario allarmante: i dati criminologici

Secondo il Rapporto GRETA 2023, l’Italia resta un Paese di destinazione e transito per molte vittime di tratta, con una significativa incidenza di sfruttamento sessuale, lavorativo e forzato, ma anche di forme più sottili come l’accattonaggio coatto e la servitù domestica.

I dati SIRIT relativi al primo semestre 2024 confermano oltre 1.150 casi presi in carico dalle reti antitratta, con una prevalenza di vittime femminili (circa il 70%) e una componente significativa di minori, molti dei quali non accompagnati. Le nazionalità più frequenti restano quelle dell’Africa sub-sahariana, dell’Europa dell’Est e, in aumento, dell’Asia meridionale.

L’elemento transnazionale

Continua a essere determinante. Molte vittime, infatti, arrivano nel nostro Paese attraverso rotte migratorie irregolari, cadendo nelle reti criminali che operano con strutture organizzate su scala europea. Il collegamento tra tratta e criminalità organizzata è ormai accertato, anche se le modalità operative si fanno sempre più fluide. Non è raro il coinvolgimento di intermediari insospettabili e l’uso di strumenti digitali per il reclutamento e il controllo delle vittime.

L’impatto sociale e psicologico

La tratta di esseri umani non è solo un crimine contro la persona, ma rappresenta una profonda lesione dei diritti umani. Le vittime vengono così svuotate di qualsiasi potere contrattuale. Sono spesso persone in condizione di estrema vulnerabilità economica, sociale o affettiva, a cui viene sottratta l’autonomia attraverso forme di violenza psicologica, minacce, coercizione economica e isolamento.

Molte vittime sviluppano sindromi post-traumatiche complesse, ansia cronica e depressione. L’accesso alle cure, all’istruzione e a percorsi di reinserimento lavorativo è spesso ostacolato dalla mancata regolarizzazione del loro status giuridico.  La paura di ritorsioni e il timore, fondato, di non essere credute fa il resto.

Le nuove frontiere della tratta: tecnologia e cybersfruttamento

Una dimensione sempre più rilevante è quella del cybersfruttamento: secondo una recente indagine dell’OSCAD e dell’Interpol, aumentano i casi di reclutamento tramite social network e piattaforme di messaggistica, soprattutto tra i minori. Il web viene utilizzato per illudere, ricattare e sottomettere.

Le stesse reti antitratta hanno registrato un incremento dei casi di vittime coinvolte in tratta a scopo di produzione di materiale pornografico o in “sextortion”, una forma di estorsione sessuale aggravata. La dimensione digitale rende più difficile l’emersione dei casi e moltiplica l’anonimato degli sfruttatori.

L’azione istituzionale e la necessità di un approccio sistemico

La Ministra Roccella ha ricordato la recente nomina, da parte del Governo, di un Inviato speciale sulla tratta, con funzioni di coordinamento diplomatico e operativo a livello europeo e internazionale. Una figura pensata per rafforzare la cooperazione e migliorare l’interlocuzione con le agenzie ONU, l’OSCE e i Paesi terzi coinvolti nei flussi migratori.

L’Italia, ha sottolineato la Ministra, deve continuare a lavorare su più piani: repressione penale, protezione delle vittime, educazione ai diritti e riduzione delle disuguaglianze. È necessario superare un approccio emergenziale e costruire politiche pubbliche coordinate, capaci di prevenire il rischio di reclutamento. Il tema centrale è quello di ridare dignità a chi ha subito le conseguenze più estreme di una società ancora segnata da gravi disparità.

Verso un nuovo paradigma

La Giornata Internazionale contro la tratta non può limitarsi a un rito celebrativo. È un monito concreto a tenere alta l’attenzione sull’invisibile, su chi sopravvive all’ombra di legalità apparenti. L’Italia dispone di buone leggi e di una rete operativa efficace, ma serve un impegno collettivo e costante. Servono magistrati formati, operatori sociali tutelati, media consapevoli, e cittadini attenti.

La tratta non è solo un reato, ma rappresenta il volto moderno della schiavitù e va combattuta con la forza del diritto, della cultura e della solidarietà.