Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una involuzione del valore, di se stessi e degli altri, quasi in sordina, si sta perdendo ogni forma di valore e rispetto per la vita umana. Non parliamo solo dei grandi e purtroppo frequenti episodi di violenza estrema, come quelli accaduti di recente. Solo per citarne alcuni, il primo novembre, a Capizzi nel messinese un ragazzo di appena 16 anni, Giuseppe Di Dio, è stato ammazzato, senza colpe, da un gruppo di fuoco che per punire un’altra persona hanno falciato, nella foga della loro idiozia omicida, una vittima innocente, un ragazzo che voleva solo trascorrere un po’ di tempo con gli amici. Anche a Boscoreale, è andato in scena la furia omicida, che ha colpito e ucciso Pasquale Nappo, 18enne. Non solo morte, ma anche sevizie e violenza gratuita su un giovane quindicenne invalido, di Moncalieri, che è stato sequestrato. Abusando della sua vulnerabilità, sul ragazzino sono state praticate violenze, senza senso, rinchiuso per alcune ore è stato picchiato e gli è stata spenta una sigaretta addosso. Non paghi delle ferite e del terrore procurato, alla vittima è stato imposto un bagno nelle acque gelide del fiume. Purtroppo la cronaca è zeppa di casi simili, come quello del giovane Paolo Taormina di appena 21 anni ucciso davanti al locale di famiglia a Palermo, oppure come “Giogiò”, Giovanbattista Cutolo, ventiquattrenne musicista napoletano, ucciso stroncato dalla furia omicida di un coetaneo. Anche a Santo Romano, diciannovenne di San Sebastiano al Vesuvio, hanno tolto la vita senza una ragione, per una scarpa sporcata. Citiamo ancora il diciottenne pizzaiolo, Francesco Pio Maimone detto Checco, freddato a Mergellina sempre come gli altri, innocente e inconsapevole del beffardo destino che lo avrebbe atteso nella ricerca di un po’ di relax.
Non si fermano qui i casi di giovani ragazzi, che uccidono altri giovani ragazzi, secondo gli esperti, non serve a nulla la pena detentiva, alcuni di questi giovani assassini erano appena usciti dal carcere, che a questo punto si rivela una misura riabilitativa pressoché inutile. Forse le cause vanno ricercate in una perdita di valori che da qualche decennio, ha anteposto all’etica al rispetto alla vita, il vile dio denaro, e per esso ed in nome di esso, le famiglie hanno ricercato altri stili di vita ed altri valori da inculcare ai propri figli. Non più rispetto per il prossimo, per gli anziani, per i più deboli, ma prevaricazione e ricerca di “rispetto personale” per sottomettere gli altri nella speranza di trarre il massimo profitto con il minimo sforzo. Ciò avviene anche durante il ciclo di studi, dove professori ed insegnanti non accondiscendenti, con la sfacciataggine e l’ignoranza degli studenti, vengono minacciati e picchiati da genitori inutili. Probabilmente il vero fallimento, oltre nella politica, che non sa dare un esempio positivo, va ricercato nella cellula familiare. La mancanza di dialogo, di trasmissione di esperienza ha generato dei social-dipendenti, del tutto asociali, che hanno via via perso il contatto con la realtà, molto spesso la vita diventa una sorta di videogioco, di reality televisivo, che isola i soggetti dai sentimenti, dalle buone maniere, nella convinzione, che un control alt canc, possa azzerare le efferatezze compiute e resettare il male inflitto agli altri. Esimi educatori e psicologi si stanno interrogando sulle cause di questa gioventù violenta. Luca Pezzullo, Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Veneto: “È un fenomeno complesso, che richiede comprensione sociale più che allarme. Le sue radici sono psicologiche, sociali, culturali, identitarie, di marginalità e fragilità nei percorsi di crescita”. Secondo Ugo Sabatello, neuropsichiatra infantile, «I cosiddetti nativi digitali, profondi conoscitori dei device, utilizzano le apparecchiature, non solo per comunicare, ma anche per conoscere e controllare la realtà. Per questo, spiega, abbiamo parlato di virtuo-realtà, una nuova condizione esistenziale in cui ciò che avviene online incide profondamente sulla costruzione dell’identità”. Matteo Lancini, Psicologo e psicoterapeuta, Presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano, spiega che: «La violenza giovanile nasce dall’incapacità di esprimere paure e fragilità». Per Armando Cozzuto, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania, «L’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa a non aver attivato un servizio nazionale di psicologia scolastica, eppure si tratta di un servizio fondamentale alla luce di un disagio giovanile sempre più marcato e di questa escalation di violenza che coinvolge i giovani”.
Senza girarci troppo intorno, le falle generate da un sistema famiglia e comunità, non vanno rattoppate con la carcerazione, ma con la prevenzione, iniziando dall’educazione familiare, transitando per una scuola educatrice e di formazione, che prepara ad una vita di comunità civile.