Per la consueta rubrica domenicale “spiccioli di spiritualità” diretta dal prof. Pasquale Vitale, il prof. Michele Pugliese ci parla del Conclave.
Con il nome di “Conclave”, letteralmente “cum clave” (chiuso a chiave), si designa il procedimento di elezione del Romano Pontefice, che vede come protagonisti i cardinali elettori, isolati tra la Cappella Sistina e Casa Santa Marta, fino al momento della scelta del nuovo Papa. E questo si sa, ma forse non tutti sanno che l’elezione del papa non è sempre avvenuta in questo modo. Innanzitutto diciamo che il papa è tale in quanto è vescovo di Roma, e il primo vescovo di Roma, a quanto si sa, è stato san Pietro, l’apostolo che in qualche modo fu designato da Gesù stesso a capo di quella piccola comunità di dodici persone (apostoli) che lo seguirono durante la sua predicazione terrena. Su questo aspetto non ci sono dubbi, e la cosa è attestata a più riprese nei vangeli: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli” (Mt 16,18); “Gesù disse a Simon Pietro: ‘mi ami tu più di costoro?’. Rispose: ‘Sì, Signore, tu sai che io ti amo’. Gesù gli disse: ‘Pasci i miei agnelli’” (Gv 21,15). E poi, negli elenchi degli apostoli Pietro è sempre menzionato al primo posto ed è sempre presente nei momenti più importanti della vita di Gesù (vedi Trasfigurazione). Il problema non è il primato di Pietro, ma vedere se questo primato sia da estendersi anche ai suoi successori, in quanto vescovi di Roma. E su questo aspetto i nostri fratelli cristiani ortodossi e protestanti non sono d’accordo, tanto è vero che nel corso della storia, si sono distaccati dalla fratellanza universale dei cristiani creando degli scismi molto dolorosi per l’unità dell’unica Chiesa di Cristo.
Ma veniamo al discorso di partenza. Come sono stati designati i primi vescovi di Roma successori di Pietro? Come per gli altri vescovi, questi all’inizio venivano scelti per acclamazione. La designazione avveniva con l’intervento del clero e del popolo, che potevano testimoniare i meriti del candidato. Il vescovo in pratica veniva eletto dal clero e dai notabili della diocesi e consacrato da altri vescovi. Col passare del tempo, furono stabilite vere e proprie sedi episcopali, con residenze fisse per i vescovi, ma chiaramente Roma, sia per essere la capitale dell’Impero, sia per custodire la tomba dell’apostolo Pietro, aveva un posto d’onore nei confronti di tutte le altre sedi episcopali, e il suo potere di direzione e di guida cominciò ed essere sempre più forte, tanto da diventare il punto di riferimento di tutta la cristianità.
Dal IV secolo in poi, quando la religione cristiana con Costantino divenne quella predominante dell’Impero, e fino all’XI secolo, l’elezione era condizionata anche da influenze esterne: imperatori romani, carolingi e altri tentarono in vario modo di controllare il processo di designazione del Pontefice, ma tutto sommato essa avveniva sempre allo stesso modo. Il primo a intervenire con una riforma drastica di elezione fu Papa Nicolò II nel 1059, con la bolla ‘In nomine Domini’, che stabilì, in particolare, che solo i cardinali potevano eleggere il Romano Pontefice. Alessandro III nel 1179 introdusse la necessità della maggioranza dei due terzi dei voti, un tassello rilevante dell’elezione del Papa giunto fino ai giorni nostri.
Le fonti storiche ci riportano una singolare elezione nel 1268, nella quale compare per la prima volta la parola “conclave”. I 18 cardinali di allora (il numero è mutato spesso nel corso del tempo) erano riuniti nel Palazzo papale di Viterbo nella riunione più lunga della storia per eleggere un papa, durata due anni e nove mesi. In questo lungo tempo la popolazione di Viterbo, esasperata sia perché voleva che un papa fosse eletto, sia perché a proprie spese doveva provvedere a vitto e alloggio dei porporati, decise di chiuderli nel Palazzo dove avveniva l’elezione. Vennero murate le porte e rimosso il tetto. Il disagio così creato indusse i cardinali a procedere immediatamente alla elezione del nuovo papa, designato nella persona di Gregorio X. Qualche anno dopo, nel 1274, con opportune norme fu istituito ufficialmente il Conclave stabilendo, tra l’altro, che la riunione debba tenersi in un luogo, appunto, “chiuso a chiave”.
Nel 1621 Gregorio XV introdusse l’importante obbligo del voto segreto, esteso poi nel 1904 da Pio X che proibì anche la divulgazione su quanto avvenuto nella riunione. In seguito fu deciso che gli elettori non debbano aver compiuto gli 80 anni, mentre le norme attuali sono state stabilite dai pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nelle quali si stabilisce, fra l’altro, che il Conclave si debba svolgere nella Cappella Sistina, definita “Via Pulchritudinis” (la via della bellezza) capace di guidare la mente e il cuore verso l’Eterno.
Sono dunque gli affreschi di Michelangelo a vegliare sull’elezione del Romano Pontefice nella Cappella che per qualche giorno resta preclusa alla vista dei turisti per essere adibita a luogo di elezione su cui sono protesi gli sguardi e le speranze del mondo, in attesa di scorgere il volto e il nome del nuovo Vescovo di Roma, cui graverà la responsabilità di guidare la cristianità cattolica nei prossimi anni. E che lo Spirito Santo, ispiri la fragilità dei cardinali nella elezione e aiuti il nuovo papa nel suo gravoso compito di guida della Chiesa.
