Spiccioli di spiritualità, le guide religiose nel mondo

A cura di Michele Pugliese

Per la consueta rubrica domenicale “Spiccioli di spiritualità, diretta dal prof, Pasquale Vitale, il prof. Michele Pugliese ci parla delle guide religiose nel mondo
La gioia per l’elezione del nuovo papa, nella persona del cardinale statunitense, ma con cittadinanza anche peruviana, Robert Francis Prevost è incommensurabile e ci auguriamo che, nella scia del grande papa Francesco, sappia continuare la sua opera nella promozione della pace, del dialogo interreligioso e del servizio agli ultimi. Del nuovo eletto in questi giorni si è detto tutto, per cui non vorrei dilungarmi sulle sue qualità, né fare previsioni sul suo operato, che si potrà analizzare con più calma solo tra qualche tempo.
Il clamore mediatico mondiale che suscita sempre l’elezione di un nuovo papa non ha eguali per la designazione di ogni altro capo o guida religiosa di altre religioni.
Ma quali sono le guide delle altre religioni mondiali, e con quali criteri vengono scelte?
Nel mondo ortodosso un ruolo di guida hanno i patriarchi, vescovi con giurisdizione su altri vescovi di un determinato territorio. I principali sono quelli di Costantinopoli, Mosca, Alessandria, Gerusalemme e altri. I patriarchi ortodossi vengono eletti da un collegio di vescovi, chiamato Santo Sinodo. In alcune chiese, come quella copta, l’elezione prevede anche la partecipazione di rappresentanti laici.
Nel protestantesimo, non esiste una figura centrale o un ‘capo’ nel senso di un papa come nella Chiesa cattolica romana. Le guide delle confessioni protestanti sono solitamente, chiamate ‘pastori’ o ‘ministri di culto’. In genere sono eletti dalle comunità. Le chiese protestanti sono spesso indipendenti e auto-governate, con una struttura organizzativa che varia da una denominazione all’altra. Le varie comunità protestanti poi si riuniscono in strutture tipo ‘Consigli ecumenici’, dove eleggono un presidente. Tutte le decisioni vengono prese in maniera collegiale, per cui la guida della comunità ha più una funzione di raccordo tra le decisioni prese che non quella di decisione unilaterale.
Un discorso a parte merita la Chiesa anglicana che, per semplificare, ha una dottrina di tipo protestante ma una struttura simile a quella cattolica, con preti, vescovi, arcivescovi. Il capo della chiesa è, almeno formalmente il re (o la regina), ma la massima autorità spirituale è l’arcivescovo di Canterbury. Sin da quando Enrico VIII ruppe i legami con Roma l’arcivescovo di Canterbury è stato nominato dai monarchi inglesi. Oggi la scelta è fatta, in nome del sovrano, dal primo ministro, entro una rosa di due nomi selezionati da un comitato ad hoc, la Crown Nominations Commission.
Nell’ebraismo c’è la figura del rabbino, che è il massimo interprete della legge mosaica. Ha il dovere di istruire e guidare i fedeli nel loro percorso spirituale e viene generalmente scelto tramite un processo che coinvolge sia la comunità ebraica locale che, in alcuni casi, un consiglio o un organismo rabbinico nazionale. La scelta può avvenire attraverso una selezione formale, come un concorso, o tramite un processo di chiamata, in cui il Consiglio della Comunità valuta i candidati e decide quale rabbino nominare.
Nella religione musulmana i capi religiosi, come gli ‘imam’ non hanno un ruolo gerarchico come nella Chiesa cattolica. Il rapporto con Dio è diretto per ogni musulmano e l’imam è principalmente un guida spirituale e un interprete della legge islamica. I capi religiosi musulmani possono includere imam, califfi e altri leader religiosi e politici che possono variare a seconda della corrente islamica e delle tradizioni locali. Vengono scelti in modo diverso a seconda delle diverse correnti islamiche, a volte eletti o nominati dalla comunità locale, o da una comunità più ampia, oppure nominati da parte di autorità religiose o civili.
Nel Buddhismo non esiste un’autorità centrale, tuttavia nel Buddhismo tibetano, il ‘Dalai Lama’ è considerato un leader spirituale ed è anche un’importante figura riconosciuta globalmente. La scelta avviene attraverso un complesso processo rituale e politico che tende a trovare la reincarnazione di quello precedente, solitamente in un bambino, attraverso segni e indizi.
L’induismo non ha un’autorità religiosa centrale o un capo. È una religione molto vasta e diversificata, con diverse tradizioni e pratiche. Tuttavia, ci sono alcune figure che svolgono ruoli importanti nella guida e nell’istruzione dei seguaci, come i guru, i sacerdoti e i saggi spirituali, che non vengono scelti attraverso un processo di selezione formale, ma piuttosto riconosciuti come tali dalle comunità oppure si autoproclamano come guide spirituali o maestri.
In conclusione possiamo dire che i capi delle religioni vengo scelti nei modi più disparati e quello del cattolicesimo è il modo più strutturato e ritualizzato, ma in fondo, qualsiasi sia il modo dell’elezione, l’importante è che la guida abbia il carisma necessario per guidare la sua comunità, più o meno ampia e soprattutto abbia la capacità di ascolto e di discernimento, con l’aiuto dello spirito di Dio che in qualche modo si manifesta in tutti gli uomini di buona volontà.