Alle 12:08 di oggi 13 maggio 2025, una scossa di magnitudo 4.4 ha attraversato i Campi Flegrei come un sussurro minaccioso dal ventre della terra. Pochi secondi, eppure bastano per rievocare paure antiche, memorie mai sopite, e la consapevolezza brutale che nessuno ci protegge davvero.
Paura, incredulità e rassegnazione tra la gente
Le persone sono scese in strada senza sapere dove andare. Gli occhi sbarrati, i telefoni in mano, la rete satura di allarmi, fake news, invocazioni, rabbia. I social esplodono. Gli studenti evacuano in fretta, le mamme piangono al telefono, gli anziani guardano il cielo chiedendosi quanto ancora dovranno resistere.
I primi interventi per garantire la sicurezza e il discutibile atteggiamento di Trenitalia
Il nodo di Napoli dei trasporti metro ha sospeso cautelativamente le corse con gli annunci delle cancellazioni che si susseguono uno dopo l’altro con incredulità e rassegnazione dei passeggeri che smentiscono i precedenti senza soluzione di continuità. “Sono molto angustiata per questa situazione” dichiara M. C. e si lamenta del fatto che “nessuno abbia impedito all’accesso l’obliterazione del biglietto, così annullando il ticket di viaggio senza poterne usufruire”. È un atteggiamento incomprensibile da parte di Trenitalia che di fatto non ha provveduto a bloccare via software ne’ l’emissione, ne’ l’obliterazione dei titoli di viaggio. Senza contare la figuraccia che la città di Napoli sta facendo con i numerosi turisti stranieri che fanno i biglietti presso i distributori automatici che non avvisano della sospensione della circolazione.
Gli effetti sugli edifici e quelli psicologici delle persone
Eppure non c’è stato un crollo. Non ci sono morti. O almeno mancano notizie in tal senso. Ma è proprio questo il paradosso: ci si abitua al terremoto, ma non alla precarietà che lascia.
C’è chi vive con le valigie pronte, chi non riesce più a dormire al chiuso, chi ha ristrutturato casa con il mutuo e ora sogna una tenda. E ogni scossa è un colpo al cuore, un richiamo alla verità: viviamo sopra una bomba e sotto uno Stato che ci parla solo dopo le scosse.
Nel silenzio che segue il boato, c’è un’eco che cresce: la richiesta di rispetto. Rispetto per chi vive con il batticuore, per chi non ha vie di fuga, per chi chiede prevenzione e riceve rassicurazioni. Parole, sempre parole. Ma le crepe nei muri sono come quelle nella fiducia: non si chiudono con una conferenza stampa.
Il popolo flegreo non è fragile, ma è stanco. E la stanchezza, quando si accumula, diventa rabbia. Una rabbia sorda, civile, che chiede ascolto, investimenti, verità.
Napoli ha tremato. Ma il vero terremoto è quello quotidiano: quello che si consuma nei palazzi fatiscenti, nelle scuole mai messe in sicurezza, nei fondi promessi e mai arrivati.
Oggi non ci sono vittime. Ma quanti ne sono, ogni giorno, vittime silenziose dell’abbandono?