ROMA- Ieri, 1 luglio, è entrata ufficialmente in vigore la legge Brambilla. Essa prevede l’inasprimento delle pene nei confronti di chi maltratta o uccide gli animali. Questo cosa comporta nel dettaglio? L’uccisione di un animale con l’aggravante di crudeltà, ossia mediante continue torture, viene punito fino a un massimo di 4 anni di reclusione e 60.000 euro di multa. Il maltrattamento comporta, invece, fino a 2 anni di reclusione e circa 30.000 euro di multa. Le pene diventano più gravose se tali sevizie vengono messe in pratica su più animali, se commesse davanti ai minori, se diffuse in rete, se frutto di scommesse clandestine, se hanno condotto l’animale alla morte. La legge Brambilla coinvolge anche un altro aspetto fondamentale: i combattimenti clandestini tra animali. Gli stessi spettatori rischiano fino a 2 anni di carcere e 30.000 euro di multa. Gli organizzatori di tali scempi, invece, fino a 4 anni di reclusione e maxi multa da 160.000 euro. Il reato riguarda l’articolo 638 del Codice penale “Uccisione o danneggiamento di animali altrui”, è perseguibile d’ufficio, ossia il procedimento penale ha inizio mediante l’Autorità giudiziaria, anche senza denuncia. La reclusione viene disposta, quindi, per un minimo di 1 anno a un massimo di 4 anni. La pena non è applicata solo ad animali domestici come cani e gatti ma anche a bovini o equidi. Interventi anche per ciò che riguarda il traffico dei cuccioli con una reclusione prevista dai 4 ai 18 mesi e multe dai 6 mila ai 30 mila euro. Inoltre, gli animali soggetti a maltrattamenti, che vengono sequestrati, non saranno più costretti ad andare in canile durante le tempistiche processuali, ma potranno essere affidati ad associazioni, persone, enti. Mentre, l’entrata in vigore di questa legge non è stata ben accolta da tutti gli animalisti, considerando il testo originario differente, in quanto viene esclusa la tutela della fauna selvatica; la deputata Michela Vittoria Brambilla si dichiara felice e orgogliosa di tale risultato.