Spiccioli di spiritualità, Dazi e Bibbia

A cura di Michele Pugliese

Per la consueta rubrica domenicale “Spiccioli di spiritualità” diretta dal prof. Pasquale Vitale, il prof. Michele Pugliese ci parla di Bibbia e Dazi.

È un po’ di tempo che su giornali, televisione e altro non si sente che parlare di dazi, che salgono, scendono, vengono rinviati. Al di là della effettiva portata del problema per l’economia mondiale, che lasciamo agli esperti del settore, mi sono domandato: ma i dazi sono sempre esistiti? C’erano anche al tempo di Gesù?
Tecnicamente i dazi sono delle imposte che vengono applicate alle merci quando vengono esportate in altri paesi e che quindi ne fanno aumentare i prezzi di vendita. Com’è noto, al tempo di Gesù c’era un solo grande impero (quello romano) e non c’era bisogno di dazi per far circolare le merci, ma le tasse, quelle sì esistevano, ed erano anche particolarmente esose. Come si pone Gesù di fronte a questo fenomeno?
Al tempo di Gesù, c’erano tasse locali e quelle per il mantenimento dello Stato, ovvero per l’Impero. Gesù nei Vangeli si confronta con la questione, dimostrando come la sua autorità spirituale non sia legata al denaro, ma offrendo un esempio di obbedienza alle autorità civili.
Vediamo la sua risposta nella versione di Luca (20,25): «Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare?”. Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: “Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda”. Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Gesù disse loro: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. E rimasero ammirati di lui». Con questo insegnamento Gesù definisce fondamentalmente due sfere: quella politica e quella spirituale, rimarcando il dovere di seguire le prescrizioni legislative del tempo, ma dando altresì importanza alla sfera spirituale.
Una tassa particolarmente esosa era quella per il Tempio di Gerusalemme, ricordata da Gesù nel famoso episodio della moneta nella bocca del pesce, uno dei miracoli attribuiti a Gesù, raccontato nel Vangelo secondo Matteo.
Dato che i sacerdoti erano esenti dal pagamento, e Gesù era conosciuto come un Maestro, gli esattori di Cafarnao non erano certi se dovesse pagare la tassa. Gesù argomenta che non avrebbe dovuto pagare la tassa e neanche i suoi discepoli, che egli considera come fratelli; tuttavia, per non scandalizzare la gente semplice, decide di pagarla.
La risposta di Gesù, rivolto a Pietro, è sorprendente: «I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?”. Pietro rispose: “Dagli estranei”. E Gesù disse: “Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, va’ al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te». Il modo di procurarsi la somma è molto singolare. L’elemento miracoloso non sta nella presenza della moneta nel pesce (è facile che esso ingoi ciò che vede in acqua) ma nella preveggenza di Gesù, che indica esattamente a Pietro il modo con cui essi avrebbero pagato la tassa.
Un’altra tassa cui fa riferimento la Bibbia è la ‘decima’. Questo concetto è presente sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. Si trattava di una tassa imposta agli agricoltori e allevatori di bestiame, corrispondente alla decima parte dei prodotti del suolo e del gregge per sostenere i Leviti e i sacerdoti (Lv 27,30-32).
Alcuni affermano che la decima era già praticata in tempi antichissimi come segno di riconoscenza a Dio dal quale proviene ogni cosa, e infatti è già citata al tempo di Abramo, che diede la decima parte del bottino di guerra a Melchisedek, antico sacerdote dell’Antico Testamento. Si tratta di uno dei primi esempi biblici di decima, che poi divenne una forma di tributo in diverse culture.
Nel Giudaismo la decima diventa oggetto di minuziose prescrizioni, cui i Farisei davano grande importanza. Gesù predica contro l’ipocrisia di pagare la decima della menta, dell’aneto e del comino e trascurare lo spirito dei precetti religiosi (Mt 23,23; Lc 18,12).
Nei Salmi non si parla esplicitamente di tasse, ma si trovano riferimenti alla giustizia, alla compassione per i poveri e alla necessità di dare a ciascuno ciò che gli è dovuto. Si fa anche riferimento alla benedizione divina e alla sua importanza, collegata all’uso corretto delle risorse, come per esempio nel Salmo 72: “Il Signore libererà il bisognoso che grida e il misero che non ha chi l’aiuti. Avrà compassione dell’infelice e del bisognoso e salverà l’anima dei poveri. Riscatterà le loro anime dall’oppressione e dalla violenza e il loro sangue sarà prezioso ai suoi occhi”. Tasse per il bisogno della popolazione, come avviene anche oggi. O no?