Il governo israeliano ha approvato, dopo una riunione estenuante, il piano del primo ministro Benjamin Netanyahu per occupare Gaza City. Il piano prevede l’evacuazione di fino a un milione di civili, disarmo di Hamas e l’istituzione di un’amministrazione civile alternativa. L’occupazione riguarda Gaza City, anche se lo stesso Netanyahu ha già parlato di un piano che potrebbe estendersi all’intera Striscia. Le sorti del conflitto saranno, poi, affidate a forze arabe alleate.
Dettagli operativi
Le Forze di difesa israeliane (IDF) dovranno prendere il controllo delle zone centrali di Gaza City, dove si crede siano detenuti ostaggi israeliani, assicurando aiuti umanitari alle aree civili limitrofe
Il piano è basato su cinque principi chiave: disarmo di Hamas, ritorno degli ostaggi, vivi o morti, smilitarizzazione della Striscia di Gaza, controllo della sicurezza da parte di Israele e istituzione di un’amministrazione civile alternativa, diverse sia da Hamas che da Autorità palestinesi.
Dichiarazioni ufficiali e reazioni conseguenti
Netanyahu ha dichiarato che Israele non intende governare permanentemente Gaza, ma stabilire un perimetro di sicurezza da affidare a forze arabe alleate. Il capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir a tal proposito ha cercato cercato di proporre un’alternativa, ma la sua proposta è stata rigettata dal gabinetto. In seguito, avrebbe espresso anche dubbi sulla possibilità di gestire un milione di persone evacuate. Figura politiche come Lapid e Golan definiscono la mossa un disastro che nasconde evidenti scopi politici. L’ONU, diverse ONG e paesi europei avvertono del rischio umanitario e chiedono una via diplomatica.
Sviluppi futuri
La mossa israeliana rappresenta una svolta cruciale nel conflitto in corso. Se da un lato Netanyahu spera di rovesciare Hamas e far ritornare a casa civili e ostaggi, dall’altro l’occupazione rischia di aggravare una crisi umanitaria e alimentare, già di per se grave, con il rischio di aumentare ulteriormente le tensioni in tutta l’area.