Caserta e l’Italia ricorderanno bene i successi raggiunti dalla Reggia di Caserta durante la direzione Felicori. L’allora nuovo direttore – fu nominato, come si ricorderà, nel 2015 dal Mibact – ripristinò prima di tutto l’ordine e la legalità all’interno del monumento e poi si dedicò completamente al business culturale.
Mauro Felicori Iniziò col proporre al pubblico mostre ed aperture straordinarie all’interno della Reggia. I maxi eventi, quelli dove gira tanto denaro, infatti, fruttarono al Museo in modo significativo. Anche la riapertura e la pulizia dei giardini inglesi furono, non molto tempo fa, un’ottima idea per attrarre i visitatori con l’allestimento, all’interno degli stessi, di importanti eventi culturali ed artistici. Dunque, fin qui tutte mosse corrette di un’amministrazione attenta agli interessi del pubblico.
Verso la fine del mandato, però, il Direttore Mauro Felicori estese l’organizzazione degli eventi culturali fino ad ospitare all’interno della Reggia di Caserta cene di gruppo e matrimoni.
Come si ricorderà questa decisione sollevò molte polemiche: l’idea del direttore-manager, a cui si deve anche la realizzazione di un ristorante all’interno della Reggia, non fu molto apprezzata dall’opinione pubblica.
In effetti per mesi non si fece altro che criticare l’idea del direttore al quale, in ogni caso, va riconosciuto il grande merito di avere esportato a livello planetario il brand reggia di Caserta.
Sta di fatto, però, che nell’ultimo periodo la Reggia di Caserta ha subito uno stallo quasi irrisorio ma in ogni caso determinante ai fini del flusso turistico, del numero di visitatori.
Questi i dati: nel 2015 500mila visitatori, nel 2016 700mila visitatori, nel 2017 837mila. Questi dati mostrano un aumento crescente fino al 2018 quando si sono invece registrati solo 838mila visitatori, evidenziando l’aumento di uno rispetto all’annualità precedente.
Prima che venissero comunicati questi dati Mauro Felicori era già in pensione. Di fatto da ottobre 2018 Antonio Lampis è il nuovo direttore ad interim della Reggia di Caserta.
Già da prima dell’addio di Felicori si era notato un calo nel numero di eventi, dopodiché con l’insediamento del nuovo manager è diventato ufficiale: niente più eventi almeno per il momento.
In crisi il turismo a Caserta
A Caserta è evidente un enorme calo nella politica del turismo. Nel 2018 la creazione dell’Info-point in Piazza Gramsci si presentò come la messa in atto di un progetto risolutivo per il turismo casertano. Intanto perfino i frutti di quest’albero non sembrano avere un buon sapore. Nulla quaestio sulle buone intenzioni delle motivatissime persone che portano avanti Caserta Welcome, eppure i numeri parlano da soli.
Sta di fatto che l’info point di Piazza Gramsci, più che essere uno strumento di accoglienza per i turisti, sembra porsi come una monade distaccata sia dalla Reggia che dalla intera città: la prova provata è che i visitatori della Reggia vanvitelliana vanno via da Caserta appena termina l’escursione del sito Unesco. E il gabbiotto dell’info point rimane lì con i suoi manifesti illustrativi della provincia di Caserta, vuoto e senz’anima con una o più hostess che non si comprende, a dire il vero, a cosa servano.
Niente e nessun operatore turistico collega effettivamente la Reggia alla città di Caserta; né tantomeno, nei pressi del Museo vi sono negozi di souvenir rivolti ai turisti e che possano essere in grado di porsi come elemento identitario di questa città. L’infopoint è solo una specie di “muro di Berlino” tra la Reggia e la città: non serve, cioè, pressochè a niente.
Come sempre il nostro giornale è pronto a raccogliere le denunce e l’opinione della cittadinanza, così abbiamo avuto modo di ascoltare più di un cittadino addentro alle tematiche del turismo.
Secondo accreditate indiscrezioni a noi pervenute, la Reggia di Caserta rappresenta un business che da diverso tempo gira soltanto attorno ad eventi e manifestazioni.
Chi è davvero che beneficia di questo profitto? Sono in molti a pensare che a gestire il business culturale della Reggia sia una organizzazione retrostante a cui poco o niente importerebbe della riqualificazione turistico-culturale della città di Caserta.
Sembrerebbe, perciò, che tutto sia connesso ad un gruppo di poche persone ben congegnate che gestirebbero eventi sfruttando tutti i monumenti patrimonio UNESCO del territorio casertano.
Volendo fare un esempio, quell’unico – fortunatamente – matrimonio che fu organizzato all’interno della Reggia con addobbi e quant’altro, oltre a deturpare l’intero monumento vanvitelliano, servì a che l’organizzazione preposta agli eventi all’interno della Reggia potesse incassare una cospicua somma in denaro. Chiaramente fu anche un modo per attirare l’attenzione sul Monumento, portando soltanto cattiva luce sull’amministrazione e sugli stessi wedding organizers.
Tuttavia, tralasciando i motivi della barcollante gestione, il calo del turismo a Caserta sembrerebbe essere legato ad una diminuzione di interesse dell’ opinione pubblica nei confronti della Reggia. Dopo le varie attrazioni, matrimoni e cene fuori luogo, i turisti preferiscono rimanere lontani dal contesto mondano del sito confuso con la meravigliosa bellezza artistica di matrice vanvitelliana.
La mancanza di interesse fa calare il turismo e le attrattive sono inesistenti
I fattori che contribuiscono allo stallo nella crescita del numero di turisti potrebbe essere anche legato all’inesistenza di un percorso attrattivo tra Reggia e altri siti culturali di Caserta e provincia.
Proprio in merito alla questione attrazioni ecc, il Vicesindaco della Città, Franco De Michele, presentò alla Soprintendenza un progetto innovativo. Quest’ultimo proponeva la costruzione di una sopraelevata per collegare in modo ecologico Belvedere di San Leucio e Reggia borbonica. Si pensò ad un sistema simile a quello di una stazione sciistica che sicuramente avrebbe stimolato l’attenzione e lo stupore di molti. L’Ente bocciò in tronco la proposta di De Michele e frenando ogni speranza.
È vero: l’amministrazione comunale ha introdotto i bus di linea per collegare la Reggia agli siti storici di Caserta, ovvero San Leucio e Casertavecchia. Ma è altrettanto vero che una tale e lodevole iniziativa si va a scontrare con l’algida comunicazione degli operatori dell’info point che, anche in questo caso, si dimostrano incapaci a veicolare il flusso turistico in città.
Sicuramente – lo spiegano esperti del turismo – dopo la fine della paura degli attentati all’estero, gli italiani sono ritornati a visitare monumenti fuori patria. Di conseguenza il business trend dei musei italiani registra un netto calo, o per meglio dire, un avviamento verso il calo effettivo dei visitatori.
Non crediamo che per riqualificare il turismo casertano servano solo incentivi, proposte e un nuovo manager della Reggia pronto a farsi carico di un patrimonio culturale invidiato da tutti: Caserta ha bisogno della Reggia ma necessita anche di un legame estrinseco con il Palazzo vanvitelliano. Serve una ben precisa strategia delle attività produttive e turistiche; servono eventi culturali in città collegati alla storia del territorio e alla reggia; serve una maggiore assistenza ed accoglienza ai turisti che giungono per visitare il sito e che dovrebbero essere orientati a visitare la città.
Quello che è triste è dovere prendere atto, ancora una volta, che la Reggia continua ad essere solo una “cattedrale nel deserto casertano”.