INCONTRO A PONTELATONE SABATO 1 DICEMBRE 2018 SI PARLERA’ DI AGRICOLTURA E NON SOLO IN VILLA

PONTELATONE ( CASERTA) – incontro dibattito su quella che è l’agricoltura che si svolgera sabato 1 dicembre 2018 presso ‘ VILLA SAMUEL’  a Pontelatone alle ore 16.00 pm. SI parlera’ di vari argomenti tra cui vitigni vino a tanto altro ancora, tra i vini della Campania che si possono elencare ne abbiamo vari:

Tra le varietà autoctone campane che riescono ad esprimere i vini di maggiore livello qualitativo sicuramente bisogna elencare il Piedirosso, la Falanghina, la Coda di Volpe, il Fiano e il Greco.

Il  PIEDIROSSO è un vitigno a bacca rossa che deve il suo nome ai suoi “piedi rossi” ovvero ai suoi raspi che, nella fase di avanzata maturazione dei grappoli, assumono un caratteristico coloro rosso (in dialetto viene chiamato Pèr ‘e Palummo, cioè “piede del palombo”, per via del terminale del raspo simile alla zampa del piccione). E’ un vitigno da sempre utilizzato negli uvaggi ma vinificato da solo ha dimostrato di poter produrre vini dalla spiccata personalità gusto-olfattiva, offrendo ottimi risultati anche in surmaturazione.

La FALNGHINA è un vitigno a bacca bianca di origine greca. La sua maturazione tardiva consente ai produttori di modulare a proprio piacimento il periodo della raccolta, spesso in epoca di surmaturazione, in modo da ottenere profili di acidità e alcool coerenti con la propria idea di piacevolezza dei prodotti. E’ a questo che si deve l’enorme differenza qualitativa delle numerose etichette presenti oggi sul mercato nonché ad un enorme successo di vendite che ha spinto i produttori ad aumentare le rese e a produrre dei vini di basso spessore qualitativo.

CODA DI VOLPE, chiamata anche Pallagrello o Coda di Pecora, deve il suo nome alla forma del grappolo, che ricorda la coda delle volpi. I vini che ne derivano sono spesso soltanto banalmente acidi, senza particolari profumi e persistenze gustative ma le vinificazioni di alcune aziende sono riuscite a dimostrare come una politica di basse rese in vigna riesca a produrre vini dalla buona struttura e dagli intensi profumi.

Il FIANO deriva il suo nome da quello romano Vitis apiana, che stava ad indicare come fosse gradito alle api per la dolcezza dei suoi acini. Si tratta di una varietà a maturazione tardiva, coltivata per la sua qualità, anche in comprensori diversi da quelli campani, soprattutto in Puglia nella zona di Gravina.

Il GRECO DI TUFO –  una varietà a bacca bianca presente soprattutto nella provincia di Avellino. La sua polpa è di gusto neutro ma il suo grappolo di piccole dimensioni consente di praticare con successo una viticoltura di basse rese, permettendo di concentrarne la personalità che si esplica su toni di grande finezza olfattiva e gustativa.

L’ Aglianico,  una derivazione di Ellenico, un’uva, quindi, che nel nome indica la sua origine greca. Di maturazione tardiva, dà vita a vini dalla robusta spalla tannica e dall’alto contenuto di estratto, due elementi fondamentali per la produzione di vini di qualità e che spiegano l’interesse nei suoi confronti da parte dei produttori più ambiziosi. Diffusa in tutto il meridione fino al Monte Pollino, fino ad oggi ha espresso i migliori prodotti sui terreni vulcanici del Taburno, di Taurasi e del Vulture in Basilicata.

Una menzione la merita anche il vino Asprinio –  introdotto in Campania dagli Etruschi nei cui vigneti prevale ancora la tipica alberata aversana, reminiscenza degli impianti etruschi nei quali le viti venivano maritate con i pioppi. Si tratta di una varietà dalla spiccatissima acidità, spesso utilizzata per la produzione di aceto, che dà vita a vini dal gusto citrino quanto mai originali. Se tutti concordano con la sua originalità.

 

  • In Campania sono stati censiti 23185 ettari di vigna nel 2010, di cui 9500 iscritti a DOC, pari al 41% del totale e 13670 non DOC.
  • Il principale vitigno rosso della regione è l’Aglianico, con 6600 ettari totali, circa metà e metà DOC e non DOC. Dopo l’Aglianico diciamo che resta poco nel campo dei vitigni rossi, dato che il secondo è il Barbera  con 1300 ettari ma quasi del tutto non DOC e la stessa cosa si può dire per il Sangiovese (1300 ettari). Il quarto vitigno rosso da citare è sicuramente il Piedirosso, con 668 ettari il secondo autoctono rosso della regione, e poi molto poco diffuso, ma piuttosto famoso, il Pellagrello con 160 ettari.
  • Sui vitigni bianchi abbiamo invece 3-4 vitigni importanti che si possono dire “della regione”. Parliamo della Falanghina, che è il secondo vitigno regionale con quasi 2800 ettari vitati, principalmente DOC, della Malvasia Bianca di Candia, poco più di 1000 ettari ma quasi niente a DOC (quindi poco rilevante), e degli altri due vitigni imporanti: il Greco con 975 ettari tutti DOC e il Fiano con circa 900 ettari, anch’esso principalmente DOC.