L’ANGELUS. Chi vuol essere il “Primo tra tutti”, diventi il “Servo di tutti”

di Marco Natale

Nello “spezzare la Parola” per noi, oggi Papa Francesco ci invita a riflettere sull’intero contenuto della liturgia. Il giusto perseguitato, citato nel Libro della Sapienza, è colui che da fastidio agli empi, ossia a quella categoria di persone che hanno la pretesa di pensare che la loro forza è la norma della giustizia. Un modo di pensare che arriva ad “usare la violenza o la repressione per piegare quanti con il loro quotidiano agire onesto, semplice, operoso e solidale” lottano per una società migliore e diversa. Queste parole sono attuali, oggi più che mai. Sembra che chi le ha scritte fosse perfettamente a conoscenza delle angherie e dei soprusi che molti popoli subiscono a causa di altre nazioni. Sono attuali anche per la Lituania e l’Estonia, nazioni nelle quali oggi il Pontefice è presente in visita apostolica. La Lituania, in particolare, ha dovuto affrontare esattamente “settantacinque anni fa” la definitiva distruzione del ghetto di Vilnius. Non si può “non fare memoria di quei tempi, continua ancora il Papa. Anche il Vangelo di Marco ci mette in guardia dal rischio nel quale ogni essere umano può cadere, quello di rimanere prigioniero di una tra le tentazioni più brutte che esistono: “essere i primi”. Nemmeno gli Apostoli né restano immuni. Nel momento in cui Gesù sta annunciando loro che deve andare incontro alla morte, essi si mettono a discutere su chi deve “essere il primo”. Quante volte, conclude il Papa, è accaduto che un popolo si creda “superiore”, con più diritti acquisiti, con maggiori privilegi da preservare o conquistare. Per aiutarci a uscire da questa “sete” di primeggiare sugli altri, arriva in nostro soccorso lo stesso Gesù. Egli ci dice che è necessario essere “l’ultimo di tutti e il servitore di tutti” Solo seguendo questa strada riusciremo a riportare il mondo a vivere autenticamente in pace, senza mai più la paura di “fare la guerra” a qualcuno.