Meloni all’ONU: “Israele non può fermare la nascita di uno Stato palestinese”

Nel suo discorso di ieri all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Giorgia Meloni ha denunciato la sproporzione della reazione israeliana dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Una risposta inizialmente legittima, ma che, secondo il premier, ha superato i limiti del diritto umanitario, causando un numero insostenibile di vittime civili. L’Italia, ha dichiarato, sosterrà alcune delle sanzioni europee nei confronti di Israele.

Meloni ha ribadito che lo Stato ebraico non può ostacolare la nascita di uno Stato palestinese né giustificare nuovi insediamenti in Cisgiordania. Per questo l’Italia ha sottoscritto la Dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati. “È una scelta che dobbiamo alla storia del popolo ebraico, alla sua democrazia e ai valori universali del mondo libero”, ha spiegato.

La guerra in Ucraina

Il premier ha puntato il dito anche contro la Russia, accusata di aver violato l’articolo 2 della Carta ONU e di non voler aprire un vero tavolo di pace. A tal proposito, ha affermato che “Mosca ha inferto una ferita profonda al diritto internazionale e continua a produrre effetti destabilizzanti”.

Una riforma urgente delle Nazioni Unite

Al centro dell’intervento, la richiesta di una revisione profonda dell’architettura ONU, giudicata inadatta ad affrontare le crisi globali. Meloni ha chiesto un’istituzione “agile, trasparente, capace di ridurre sprechi e burocrazia”, un vero strumento di dialogo tra i popoli. E che “Il Palazzo di Vetro sia anche una Casa di Vetro”.

Il richiamo a San Francesco

Meloni ha ricordato che nel 2025 ricorrono gli 80 anni dalla fondazione delle Nazioni Unite e i 70 anni dall’adesione italiana. Un doppio anniversario che, secondo lei, rafforza la responsabilità di mantenere fede ai principi fondativi. Citando San Francesco, ha affermato: “I combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare. Credo sia giunto il momento di dimostrare quel coraggio”.

Le critiche al Green Deal europeo

In chiusura, il premier ha rivolto parole dure ai piani ambientali europei e occidentali, accusati di aver favorito una deindustrializzazione rapida senza benefici concreti per la salute del pianeta. Secondo Meloni, l’ecologismo insostenibile ha danneggiato l’industria automobilistica europea e creato problemi anche negli Stati Uniti. Ciò ha generato la perdita di posti di lavoro e l’impoverimento della conoscenza.

Ha infine chiarito che non è sua intenzione negare il cambiamento climatico, ma di affermare la ragione. Serve neutralità tecnologica e gradualismo nelle riforme, non estremismo ideologico e che “ci sono voluti secoli per costruire i nostri sistemi, ma bastano pochi decenni per ritrovarsi in un deserto industriale. E nel deserto non c’è nulla di verde”.

 

(foto ANSA)