La violenza esplode ancora una volta dove famiglie e bambini cercano normalità, e invece rischiano la vita. Una mattinata qualunque si è trasformata in un incubo al centro commerciale “L’Elefantino”, lungo la provinciale che collega Alife a Piedimonte Matese. Intorno alle 10.30, un uomo ha esploso alcuni colpi di pistola contro un altro individuo all’interno della struttura, affollata in quel momento da decine di persone.
Secondo quanto trapelato dai primi accertamenti, i due uomini coinvolti nella sparatoria sono rimasti feriti e trasportati d’urgenza agli ospedali di Caserta e Piedimonte Matese. Le loro condizioni non sono al momento note.
I carabinieri hanno immediatamente transennato l’area per permettere i rilievi del caso e raccogliere testimonianze, mentre i sanitari del 118 hanno prestato i primi soccorsi.
Il panico ha travolto l’intero centro commerciale: clienti in fuga, grida, saracinesche abbassate di corsa, famiglie che cercavano rifugio tra i corridoi o nei bagni dei negozi. “Abbiamo sentito gli spari e ci siamo buttati a terra, poi siamo scappati fuori», racconta una commessa, ancora sotto shock”.
L’episodio rilancia un sentimento di insicurezza crescente in contesti urbani e semi-urbani del casertano, dove le cronache restituiscono troppo spesso immagini di violenza improvvisa e incontrollata.
Ma colpisce, soprattutto, la location: un centro commerciale, luogo simbolico della vita quotidiana, dello svago, della socialità. Uno spazio dove le famiglie dovrebbero sentirsi al sicuro e che oggi, invece, restituisce la paura come unica certezza.
Le indagini sono in corso, ma ciò che resta – oggi più che mai – è una ferita che va oltre i corpi colpiti. È la ferita inferta al senso stesso di comunità, alla fiducia nei luoghi pubblici, alla possibilità di pensarsi al sicuro. E questo, forse, è il danno più profondo.