Un nuovo e duro colpo scuote il Partito Democratico in provincia di Caserta. La commissaria provinciale dei Dem, Susanna Camusso, ha disposto la sospensione dal partito di 24 tra dirigenti ed ex amministratori locali, in vista del congresso provinciale previsto per gennaio.
La motivazione è chiara e formalmente ineccepibile:
«Si sono candidati o hanno sostenuto pubblicamente liste diverse da quelle del Pd alle elezioni regionali».
Una scelta che si inserisce nel solco dello Statuto nazionale del Partito Democratico, che tra i doveri fondamentali degli iscritti prevede il sostegno leale ai candidati ufficiali del partito.
La linea della commissaria: rispetto dello Statuto e disciplina di partito
Il provvedimento rappresenta un allargamento del repulisti già avviato a novembre, quando era stata disposta l’esclusione eccellente di Gennaro Oliviero, ex presidente del Consiglio regionale della Campania, poi candidato ed eletto con la lista “A Testa Alta”, riconducibile all’ex governatore Vincenzo De Luca.
Ora la Camusso ha esteso l’applicazione delle norme statutarie a una platea molto più ampia, colpendo dirigenti storici e amministratori locali che, a vario titolo, hanno sostenuto o partecipato alla competizione elettorale regionale fuori dal perimetro del Pd.
Caserta città: sospesi ex assessori, consiglieri e vertici istituzionali
Nel capoluogo sono 12 gli esclusi, molti dei quali legati alla giunta Pd guidata dal sindaco Carlo Marino, sciolta nell’aprile scorso a seguito dello scioglimento per infiltrazioni camorristiche.
Tra i nomi più rilevanti:
- Anna Maria Sadutto, ex assessora, candidata con De Luca
- Vincenzo Battarra, ex assessore, sostenitore della lista A Testa Alta
- Gli ex consiglieri comunali Roberta Greco e Andrea Boccagna
- L’ex presidente del Consiglio comunale Michele De Florio
- L’ex assessore Antonio Ciontoli
- L’ex vicesindaco Ubaldo Greco
Tutti accomunati dalla stessa contestazione: aver rotto la linea politica del Pd alle Regionali.
Marcianise: sei sospensioni e il caso Abbate
A Marcianise gli esclusi sono sei, tra cui spicca l’ex segretario provinciale del Pd Dario Abbate, che aveva anticipato la decisione annunciando pubblicamente la propria sospensione.
Insieme a lui:
- I consiglieri comunali Alberto Abbate, Giuseppe Moretta, Maria Moretta e Paola Foglia
- L’ex sub-commissario cittadino Giuseppe Madonna, già dimissionario
La posizione di Dario Abbate: “Una scelta sofferta ma coerente”
In un lungo post pubblicato su Facebook, Dario Abbate ha rivendicato la propria decisione come un atto di coerenza politica e statutaria.
Abbate ricorda la sua lunga militanza nel Pd, di cui è stato fondatore e segretario provinciale, e sottolinea di aver sempre lottato per il rispetto delle regole, anche contro precedenti commissariamenti ritenuti illegittimi, come quello che impedì le primarie a Marcianise.
Rivendica inoltre di aver:
- presentato ricorso alla Commissione nazionale di Garanzia, ottenendone l’accoglimento
- sostenuto pubblicamente Pinuccio Moretta, candidato nella lista A Testa Alta, consapevole delle conseguenze disciplinari
«È stata una decisione non priva di sofferenza, ma necessaria», scrive Abbate, aggiungendo che, pur rinunciando temporaneamente alla tessera, nulla gli impedirà di continuare a essere elettore del Partito Democratico.
Castel Volturno e Mondragone: altri sei esclusi
Il provvedimento della commissaria Camusso colpisce anche altri territori:
- Tre sospensioni a Castel Volturno
- Tre a Mondragone, tra cui l’ex sindaco Achille Cennami
Anche in questi casi, la motivazione resta invariata: sostegno politico a candidati e liste non riconducibili al Pd.
Un congresso alle porte e un partito spaccato
Il repulisti segna un passaggio cruciale nella fase che precede il congresso provinciale di gennaio.
Da un lato, la linea della commissaria Camusso punta a ristabilire ordine, disciplina e rispetto dello Statuto; dall’altro, cresce il malcontento di una parte storica della classe dirigente locale, che denuncia compressioni delle dinamiche democratiche interne.
Il Pd casertano arriva così all’appuntamento congressuale ridisegnato nei suoi equilibri, con una frattura politica che appare tutt’altro che ricomposta.