L’animale, secondo quanto emerso, avrebbe scavalcato la recinzione per poi scagliarsi contro i piccoli. Entrambi sono stati trasportati in ospedale con l’eliambulanza in codice rosso. Sono gravi, ma fortunatamente non in pericolo di vita.
Il cane, di proprietà della famiglia, era regolarmente registrato e dotato di microchip. Al momento si trova affidato al servizio veterinario. Sulla dinamica esatta indagano i carabinieri.
Quello di Lavinio non è purtroppo un caso isolato. Le cronache, negli ultimi anni, hanno raccontato episodi simili con protagonisti cani di razze diverse, spesso appartenenti al contesto familiare o conosciuti dalle vittime. E ogni volta, la domanda torna la stessa: perché un cane arriva ad aggredire dei bambini?
Non è una questione di razza (solo)
Nel caso specifico, si tratta di un rottweiler, una razza spesso considerata “a rischio”. Ma la scienza comportamentale è chiara: non esistono razze cattive, esistono animali con bisogni specifici, più o meno adatti al contesto in cui vivono. Il rottweiler, potente, intelligente e protettivo, è un cane che può sviluppare una grande affezione per la famiglia, ma ha bisogno di una gestione esperta, ambienti controllati e una corretta socializzazione fin da cucciolo.
Comportamenti, segnali, prevenzione
Le cause che possono portare a un’aggressione sono molteplici. Un cane può sentirsi minacciato, agitato, confuso. I movimenti improvvisi, le urla o il semplice entusiasmo tipico dei bambini possono risultare, per alcuni animali, fonte di stress. E in alcuni casi, può attivarsi l’istinto predatorio, una reazione automatica che nulla ha a che fare con la “cattiveria”.
Non va escluso nemmeno un problema di salute: dolori, patologie neurologiche, disfunzioni ormonali possono alterare il comportamento di un cane, rendendolo imprevedibile anche se fino a quel momento era apparso tranquillo.
Ma, al di là delle ipotesi, la responsabilità ultima è sempre di chi ha in custodia l’animale. Un cane non può essere lasciato libero di agire in un contesto potenzialmente rischioso. E i bambini, mai e poi mai, vanno lasciati soli in presenza di animali, anche di famiglia.
Convivere in sicurezza: si può, ma serve consapevolezza
Educare un cane significa comprenderne il linguaggio, rispettarne i limiti e anticiparne i segnali. Allo stesso modo, educare un bambino alla convivenza con un animale significa insegnargli quando non toccarlo, come avvicinarsi, cosa non fare.
Alcuni consigli pratici degli esperti
Socializzare il cucciolo già dalle prime settimane di vita con persone, rumori e altri animali.
Evitare punizioni fisiche o ambienti stressanti.
Mai lasciare bambini piccoli da soli con un cane.
Rivolgersi a un educatore o comportamentalista quando emergono segnali di disagio, possessività o iperattività.
Segnali d’allarme
Ogni aggressione è un segnale d’allarme che ci impone di riflettere. Non si tratta solo di cronaca, ma di una cultura da costruire: quella del rispetto, della prevenzione e della responsabilità. Perché amare un cane significa prima di tutto conoscerlo e proteggerlo — anche da sé stesso.