CASERTA (Nunzio De Pinto) – Donazioni di denaro a organizzazioni benefiche, tempo speso in attività di volontariato, aiuti diretti agli estranei. Sono questi i tre indici in base ai quali si fonda il “World Giving Index”, una ricerca del Gallup su più di 130mila persone in 145 Paesi in giro per il mondo sponsorizzato dalla Charitable Aid Foundation. L’Italia è un Paese generoso? Sembra proprio di no, almeno a indagare il “World Giving Index” redatto dalla il Charity Aid Foundation (Caf) negli ultimi 6 anni e che classifica la generosità di 145 nazioni del mondo.
Myanmar è il Paese più generoso del pianeta, superando anche quest’anno i ricchissimi Stati Uniti che si piazzano al secondo posto, mentre l’Italia scende dal 21° al 82° posto. Questa gara di generosità si chiama World Giving Index e viene realizzata con criteri inusuali – si prende in esame il numero di persone che nell’ultimo mese hanno fatto una donazione, il numero di ore donate con il volontariato e il numero di persone straniere aiutate e si fa una media – che prescindono, almeno in parte, dal Pil prodotto dal Paese e dalla presenza di sacche di povertà in quella nazione piuttosto che in un’altra. Secondo gli esperti del CAF infatti, i paesi in via di sviluppo quest’anno hanno visto aumentare la percentuale di persone impegnate nelle attività caritatevoli in maniera diretta o indiretta, con un incremento delle sole donazioni di oltre l’11%. Più contenuti i dati sui paesi sviluppati, dove il Giving Index totale aumenta di meno del 2% rispetto all’anno scorso. Analizzando poi la situazione italiana, la classifica non è lusinghiera.
Solo il 33% degli italiani ha affermato di aver compiuto azioni o donazioni benefiche nell’ultimo anno. Nel dettaglio, il 32% degli intervistati ha dichiarato di aver effettuato donazioni e solo il 17% della popolazione intervistata ha preso parte personalmente ad attività di volontariato. Vedere il Paese scavalcato in quanto a “generosità” da nazioni incredibilmente più povere di noi la dice lunga sull’individualismo italico e non concede molto spazio a chi porta la crisi economica come pretesto per la scarsità di donazioni, da tempo denunciata da tante ONG italiane.