Washington – Donald Trump ha deciso di posticipare la fine del congelamento dei dazi sulle importazioni commerciali. La data, originariamente prevista per i primi giorni di luglio, potrebbe essere così spostata in avanti. La decisione, se effettivamente attuata, potrebbe incidere sensibilmente sugli equilibri del commercio internazionale.
La misura attuale, adottata lo scorso 2 aprile e soprannominata “Liberation Day Tariff Pause”, ha concesso 90 giorni di tregua sull’applicazione di nuovi dazi. La pausa riguarda i beni provenienti da una serie di Paesi considerati “critici” per gli interessi economici americani. La scadenza, fissata per il 9 luglio, rappresenta un punto di svolta per molte economie esportatrici. Tra di esse troviamo l’Unione Europea, e quindi anche l’Italia, il Regno Unito, la Corea del Sud e il Giappone.
Segnali dalla Casa Bianca
A margine di un briefing stampa, Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, ha comunicato che Donald Trump proroga la scadenza sui dazi. Ha sottolineato che «la data del 9 luglio non è da intendersi come definitiva», ma che sarà il Presidente a decidere se prorogare la sospensione delle misure tariffarie.
Secondo fonti interne all’amministrazione Trump, la possibilità di rinviare la scadenza è concreta, a patto che le controparti dimostrino un impegno reale nelle trattative commerciali in corso. Una linea ribadita anche da Stephen Miran, consigliere economico del Presidente, che ha parlato di un’apertura strategica. A suo dire, rappresenterebbe un modo per favorire il riequilibrio degli scambi internazionali, senza compromettere la sovranità economica degli Stati Uniti.
Un segnale politico, oltre che economico
Il gesto di Trump non è privo di connotazioni politiche: arriva a pochi mesi dalle elezioni presidenziali e in un clima di tensioni geopolitiche crescenti. Da un lato, l’obiettivo è consolidare l’immagine di un’America ferma nella difesa dei propri interessi. Dall’altro, si tratta di evitare contraccolpi nei mercati e ulteriori pressioni inflazionistiche sull’economia statunitense.
Non si esclude che la mossa sia anche un messaggio a Pechino, con cui gli USA mantengono un dialogo instabile tra aperture e reciproche accuse di pratiche commerciali scorrette. Tuttavia, secondo fonti della stampa americana, è più probabile che il rinvio riguardi i partner europei e asiatici, considerati più collaborativi.
Le reazioni internazionali
Nelle ultime ore, l’Unione Europea ha accolto con cautela la notizia che Donald Trump proroga la scadenza sui dazi, sottolineando la necessità di una cornice stabile e prevedibile per gli scambi bilaterali. Anche il ministero dell’Economia giapponese ha espresso «apprezzamento per il clima costruttivo», pur ribadendo la richiesta di una proroga ufficiale entro fine giugno.
Scenari futuri
Se la sospensione dei dazi verrà effettivamente prorogata, si aprirà una nuova finestra negoziale che potrebbe contribuire a sbloccare dossier cruciali. Tra questi ricordiamo la regolamentazione delle tecnologie verdi, l’accesso ai mercati digitali, la tutela della proprietà intellettuale e la revisione delle regole WTO (World Trade Organization – Organizzazione Mondiale del Commercio).
Viceversa, la fine della tregua al 9 luglio potrebbe innescare un ritorno delle tensioni commerciali, con effetti negativi sulla crescita globale e ripercussioni dirette anche sull’economia italiana, in particolare per i settori dell’agroalimentare, della meccanica e del tessile.
Sta evidentemente al nostro esecutivo allinearsi alla linea europea che in tal senso ha espresso chiaramente la sua avversità alle decisioni trumpiane sui dazi. Potrebbe aiutare la decisione in sede di AIA dei giorni scorsi con l’innalzamento al 5% del PIL della spesa per il riarmo: una concessione non da poco all’uomo più potente al mondo.