GIORNATA DELLA MEMORIA: la Shoah, una tempesta che devasta ancora
Sono trascorsi sedici anni da quando la Repubblica italiana ha stabilito il giorno del 27 gennaio come data in cui ricordare l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz e lo sterminio (Olocausto) degli ebrei.
Per quindici volte, tutti insieme, in mille modi diversi, abbiamo ricordato a noi stessi quanto l’uomo possa diventare il peggior nemico di se stesso.
Ma cosa c’era alla radice di quel male così manifesto e spietato?
Politica? Delirio di onnipotenza? Eugenetica? Semplice follia? Desiderio egemonico?
Se mi guardo intorno, senza neanche andare tanto lontano, mi saltano agli occhi, ma anche al cuore, le migliaia di profughi che sbarcano sulle nostre coste e non solo. La nostra società, tutta intera, dopo quindici anni di celebrazioni di Giornate della Memoria, registra un aumento vertiginoso dell’intolleranza verso il “diverso”, l’altro-da-se, non è un controsenso?
La paura del simile è cresciuta a dismisura, e con essa sono cresciute le barricate ad oltranza che abbiamo posto dentro e fuori di noi tanto che, mentre scrivo, penso alla caduta del muro di Berlino e mi pare quasi anacronistica.
Se penso alla questione omosessuale, alla politica, alla economica, alla vita in genere ho la netta impressione che dall’eugenetica nazista siamo passati ad una disgenetica psichica, una deriva mentale che si è instaurata lentamente dentro di noi, con la stessa lentezza per cui, se immergi una rana in acqua fredda e la riscaldi piano piano, questa non si accorgerà mai che qualcuno la sta cuocendo.
Non ho nessuna intenzione di paragonare fenomeni storici e sociali tra loro ma l’uno mi da l’occasione per scrivere dell’altro, semplicemente perché il cuore è cuore, la coscienza è coscienza e non riesco a capire come si possa da un lato celebrare il giorno della Memoria e parlare della Shoah (la tempesta devastante: Isaia 47, 11) e poi desiderare che gli immigrati ( tutti e di ogni provenienza) se ne tornino a casa loro, adottando quel senso, a volte, di arroganza che ci fa credere di stare un gradino più su sulla scala della civiltà. Quella scala, a mio parere, in realtà, funziona esattamente al contrario: chi è civile la discende.
Non dimentichiamo poi che vittime dello sterminio furono anche zingari, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici e che quando celebriamo la Giornata della Memoria ricordiamo anche loro (sorrido al pensiero che qualcuno resterà sorpreso).
Temo che solidarizzare con chi non c’è più sia più facile che farlo con chi ci vive accanto. Ma la storia la fanno i morti o i vivi? Evidentemente abbiamo ancora bisogno di martiri per raccontarci frottole sulla grandezza di un epoca e gonfiarci sul sacrificio altrui.
La cosa curiosa è che mentre gli avvenimenti storici pare vadano nella direzione di un avvicinamento tra popoli (flussi migratori, caduta di muri, celebrazioni di questo e di quello), nella realtà le nostre re-azioni quotidiane agli stessi fatti ci portano nella direzione opposta, cioè alla disgregazione e alla dispersione.
E’ quasi una Babele al contrario. E se fosse un ciclo che deve chiudersi? Se fosse pedagogico questo doversi riunire come fu pedagogica quella dispersione?
Queste sono solo domande e risposte non ne ho, ma interrogarmi mi fa crescere.
I media, del resto, non favoriscono certo un clima di unificazione e tolleranza; spesso dare una notizia in più è più importante di come la si porge e della responsabilità riguardo le conseguenze che può generare.
Giorni fa, ad un seminario, per la prima volta ho sentito parlare di “retta parola” nella comunicazione. Quanta distorsione ci circonda! Comunicare significa inviare semplicemente un messaggio ad un ricevente, fatto di parole ma che devono essere congruenti, prima di tutto con lo scopo che ci anima a comunicare, e poi anche col non verbale, ma non è sempre così. Ogni notizia ha quasi sempre lo scopo di farci andare in una direzione precisa che però non è spiegata chiaramente.
Perché non vediamo la manipolazione mediatica a cui siamo sottoposti quando leggiamo un articolo o ascoltiamo un telegiornale? Perché non ci accorgiamo che tutto o quasi è costruito ad arte per generare in noi emozioni contro qualcosa o qualcuno?
Sicuramente dentro ognuno di noi c’è gia tanta insoddisfazione, precarietà e frustrazione per essere delle bombe ad innesco così immediato!
Come possiamo diventare più consapevoli?
Secondo me, conoscendo noi stessi e i meccanismi che ci regolano a livello psichico ed emozionale e sono d’accordo con chi afferma che nozioni di psicologia dovrebbero essere insegnati nella scuola dell’obbligo (quanti professionisti perderebbero lavoro!)
Se in ognuno ci fosse coerenza tra cuore, mente, pancia (sede delle emozioni) e Sé (per i credenti: anima) sapremmo comunicare meglio, prima con noi stessi, poi con gli altri, rimanendo nella precisa e netta verità di quel momento, sia nel bene che nel male; non ci sarebbero più manipolazioni, ne necessità di manipolare, perché tutto sarebbe chiaro a tutti. Col libero arbitrio ci resterebbe solo la scelta di decidere da che parte stare, perché questa è l’unica vera libertà a cui dobbiamo aspirare.
In questo clima, invece, di confusione e conflitti, prima di tutto interiori, nessuno può veramente decidere e con libertà, cosa ritiene giusto o ingiusto.
Nel frattempo non ci resta che dubitare, almeno il dubbio lascia aperta la porta della conoscenza e prima o poi qualcosa arriverà.
Prepariamoci a celebrare la Giornata della Memoria allora, ma ricordiamoci quanto è durato l’Olocausto e quanto ci è voluto perché la verità venisse a galla e fosse riconosciuta da tutti o quasi (ancora oggi qualcuno insinua che non sia mai accaduto).
Possiamo prevenire e/o fermare “la tempesta devastante” che è in atto sotto i nostri occhi? Se no, allora è inutile celebrare la Giornata della Memoria perché non onoriamo nessuno. Qui non pretendo di dire che ognuno deve risolvere i propri conflitti interiori prima di averne diritto, perché lo perderei anche io, ma facciamo Memoria, senza dimenticarci del presente poichè c’è un filo sottile ma insopprimibile che lega e collega ogni cosa, che lo vogliate oppure no.
Come regolare i flussi migratori? Non lo so, ma il fatto che io non lo sappia non significa che non si può fare
Non pretendo, ne oso, dire l’ultima su questioni così importanti ma chiediamoci tutti: a chi fa comodo alimentare odio e confusione?
Ognuno trovi la sua risposta
IOLE VACCARO