Libertà per questa nostra bella Terra che Dè Sivo definì magistralmente : ‘La Patria nostra era il sorriso del Signore”.

Libertà per questa nostra bella Terra che Dè Sivo definì magistralmente : ‘La Patria nostra era il sorriso del Signore”.

Di Fiore Marro

Caserta 8 gennaio 2019

Siamo ancora in attesa, come tanti novelli Godot, di quel tanto promesso e finora assolutamente non mantenuto, progresso economico della gente del Sud, conseguenza del job-acts e del ripristino dell’art. 18, così lo spiraglio di luce in fondo al tunnel è diventato un sogno onirico e la disoccupazione, a livelli allarmanti, non può che aumentare.

Se diminuisce è solo grazie ai tanti che con in mano una valigia di cartone partono in cerca di nuovi sbocchi verso l’Italia del nord o nei paesi Europei o negli States,  dove sono sepolti i nostri antenati che ci hanno preceduti.

“I nostri giovani partono, a milioni: altro che “scansafatiche” o “nullafacenti” dice Gennaro De Crescenzo, in una sua nota .

Questi giorni di fine festività natalizie hanno sempre un accento particolare di malinconia, sono le partenze che vedono protagonisti i nostri figli. Non sarà difficile per nessuno di noi che ci apprestiamo presso la prima stazione ferroviaria, oppure i bus di linea, scorgere il nostro futuro in partenza per il nord, la Francia, l’Inghilterra, e altri posti ancora, per tornare al lavoro che li aspetta. E sono quelli fortunati, che hanno avuto l’opportunità tra l’altro di avere trovato un lavoro più che dignitoso, anche se per arrivarci a tanto ci sono voluti anni di studi, di sacrifici economici, di rinunce, altrimenti come tanti senza possibilità o capacità di lauree magistrali con lode, non hanno neppure questa possibilità, adattandosi a situazioni di pura sopravvivenza. Questi giovani sono i discendenti degli emigranti con le valigie di cartone che da 158 anni sono costretti a lasciare il Sud per lavorare.

Le affermazioni dei resistenti antirisorgimentali dell’Italia continuano ad avere valore storico, particolarmente nel sud, perché ipocritamente non abbiamo nessuna voglia di prendere coscienza della realtà storica cancellata dai tosco-padani.

Certo, se un popolo cancella volutamente la propria storia non è degno di chiamarsi Stato e può continuare a vivere nella miseria più assoluta, anzi, giustificata dagli storici di regime con la scusa della delinquenza che assilla il nostro territorio; tesi, questa, avvalorata servilmente di continuo dalla televisione di Stato, tutti i giorni, con servizi giornalistici sempre uguali e sempre volti alle solite tematiche.

Nessuna speranza di progresso per questo territorio governato dalla malvivenza e da politici incapaci e corrotti, al servizio dello stato nazionale che alimenta con opere pubbliche inutili e mai utilizzate. Ancora oggi assistiamo all’incapacità di gestire la cosa pubblica da parte di figurine ridicole, messe a governare un Comune, una Provincia, una Regione, alla ricerca di un alibi, un nemico da combattere, per non ammettere la loro inutilità politica, “Dove comanda la mafia, i posti nelle istituzioni sono tendenzialmente affidati ai cretini” (Giovanni Falcone), “geni” che invece di occuparsi dei problemi dei loro elettori, si occupano di altro, fingendo una sensibilità mai avuta, perfetti idioti inseriti in un contesto che fa comodo da sempre, fin dal 1860, alle lobby e alle massonerie padrone del futuro, specie del futuro dei nostri figli .

Avevamo sperato in un cambiamento che pare sia sempre più un miraggio.

Bisogna cambiare il corso degli eventi e lo si può fare solo se il popolo duosiciliano si organizza in un solo blocco sociale, altrimenti non ci sarà più futuro per il territorio, per questa nostra bella Terra, che Dè Sivo definì magistralmente : ‘La patria nostra era il sorriso del Signore”.