“SCACCO MATTO”: ANCORA UNA VOLTA LA PENNA DI LUCIA SFORZA COLPISCE NEL SEGNO

Corruzione, Stato e criminalità: nel suo nuovo romanzo, la giovane autrice non racconta una storia. Smonta un sistema.

Non è un romanzo. È una sentenza.

 

Lucia Sforza ha 22 anni, un cervello affilato, e una penna che non perdona. Giornalista di cronaca nera, studentessa in Criminologia e Investigazione all’Università Vanvitelli, è tornata in libreria con “Scacco Matto”, il suo secondo romanzo. Ma chiamarlo “romanzo” è riduttivo. Qui non si parla di finzione: si parla di potere, strategie, compromessi, e verità troppo scomode per passare inosservate.

 

Sforza non scrive per piacere. Scrive per colpire.

“Scacco Matto” non è il classico giallo da comodino. È un atto d’accusa feroce, diretto, chirurgico. Uno specchio puntato sul marcio che corrode le fondamenta di questo Paese: la corruzione politica, le infiltrazioni mafiose, le collusioni istituzionali. Qui non ci sono vittime da compiangere. Ci sono solo menti che si muovono sulla scacchiera del potere. E la giovane autrice dimostra di conoscerne ogni mossa.

Il suo stile è spietato. Le sue pagine non concedono tregua. I personaggi non cercano redenzione: sfidano, resistono, ribaltano. Non usano pistole. Usano il pensiero. E fanno male.

“Scacco Matto” è un campo di battaglia mentale dove la vera forza non è nei muscoli, ma nel calcolo. Vince chi prevede, chi anticipa, chi non si lascia sporcare ma sa come sporcarsi le mani.

La Sforza – così la chiamano ormai in molti – scrive solo di notte. Mentre il mondo dorme, lei indaga, studia, smonta la realtà e la ricompone a modo suo. È giovane, è sveglia, è incazzata. E ha deciso di farlo vedere.

Il suo esordio narrativo aveva già fatto rumore, scavando nei labirinti della mente con un giallo psicologico potente. Ma ora Lucia alza il tiro. Non basta più capire l’individuo: è il sistema che va smascherato.

 

Scacco Matto” non è solo il titolo di un libro. È una dichiarazione.