Per la consueta rubrica domenicale diretta dal prof. Pasquale Vitale, il prof. Michele Pugliese ci offre un resoconto del pontificato di papa Bergoglio.
La morte di papa Francesco ha destato commozione in tutto il mondo. È stato un papa che nella sua semplicità, nella sua umiltà si è fatto portavoce dei poveri, dei diseredati, che è stato vicino ai carcerati (ha aperto una Porta Santa in un carcere, cosa mai vista), che ha cercato di riformare la curia romana, che ha avuto aperture straordinarie verso la comunità LGBT e verso i divorziati risposati, che nella sua enciclica ‘Laudato sì’ ha lanciato un grido d’allarme per la cura del nostro mondo, che in un’altra enciclica – ‘Fratelli tutti’ – ha portato un messaggio d’amore per tutti i fratelli. Uno dei testi che ne costituiscono la base è il ‘Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune’, che venne sottoscritto insieme col grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019. I principi di compassione e solidarietà umana racchiusi in questo testo sono gli stessi che in seguito hanno ispirato la risoluzione che ha istituito il 4 febbraio come Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, come ha affermato in diverse occasioni il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres.
È stata il papa che si è speso più di tutti per la fine dei conflitti nel mondo. È stato il papa della gente comune, ma pure lui – rompendo tutti i cerimoniali del Vaticano e rinunciando ad ogni pomposità – è stato un prete comune che andava personalmente dall’ottico a ritirare un paio d’occhiali oppure che, accorgendosi che fuori alla sua porta c’era una guardia svizzera, lo invitava nella sua camera a prendere un caffè.
È stato il papa dei viaggi all’estero, lui che da arcivescovo di Buenos Aires non aveva mai lasciato la sua città se non per visitare le baraccopoli, muovendosi tra l’altro in metropolitana. Il papa che ha incontrato tutti i potenti del mondo ma preferiva stare tra i fedeli, accarezzando bambini e disabili. Che nella sua visita al Duomo di Napoli su “assalito” affettuosamente da un gruppo di suore di clausura facendo infuriare l’allora arcivescovo Sepe o che una volta ebbe un gesto di stizza di fronte a una stretta di mano troppo forte, mostrando così tutta la sua umanità. Il papa del “buongiorno”, “buonasera” e “mi raccomando pregate per me”.
È stato il papa del sorriso e della battuta disarmante: in un incontro con un noto intellettuale ateo che lo avvisava: “Santità, guardi che io sono un mangiapreti”, rispose: “Buon appetito”.
E poi, è stato il papa della fratellanza universale tra tutte le religioni del mondo, il papa che ha promosso il dialogo interreligioso come strumento essenziale per la pace mondiale, sottolineando l’importanza del rispetto reciproco e della condivisione di valori comuni tra le diverse fedi. Per lui, le religioni sono tutte “vie verso Dio”, possono contribuire al bene della società e non dovrebbero mai essere fonte di conflitto tra loro.
A Singapore, nel settembre del 2024, in uno dei suoi ultimi viaggi, nell’incontro coi giovani, con linguaggio molto semplice ma dal grande contenuto teologico, così si espresse: “Una delle cose che più mi ha colpito di voi giovani, di voi qui, è la capacità del dialogo interreligioso. E questo è molto importante, perché se voi incominciate a litigare: ‘La mia religione è più importante della tua…’, ‘La mia è quella vera, la tua non è vera…’. Dove porta tutto questo? Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio, che è Dio di tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. C’è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno è sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini”. Che portano alla stessa meta.
Il Papa dunque supera di gran lunga la vecchia modalità di interpretare il rapporto fra le religioni in termini conflittuali e secondo la logica binaria, sicché se la mia religione è vera le altre sono false. Al contrario, come insegna il Vaticano II nella dichiarazione ‘Nostra aetate’ e come fin dagli albori del cristianesimo aveva prospettato il martire Giustino, nelle altre appartenenze religiose non siamo di fronte a falsità e bruttezze, ma a semi del Verbo, perché quanto di vero, giusto e bello si può rinvenire altrove ha comunque a che vedere con Dio.
Cosa ci resterà di questo grande papa? Tante cose, tanti insegnamenti e il suo sorriso. La Chiesa continuerà il suo cammino? Lo sapremo nell’imminente Conclave.
