Per il consueto appuntamento domenicale con la rubrica “Spiccioli di spiritualità” diretta dal prof. Pasquale Vitale, il prof. Michele Pugliese ci parla della regola aurea delle religioni
Mircea Eliade, uno dei più grandi studiosi di religioni, diceva che il sentimento religioso fa parte dell’uomo: in pratica, esiste da quando esistiamo noi. Ma perché ne sentiamo il bisogno? Tutto è cominciato da una serie di domande che l’uomo si è posto e continua a porsi, le principali delle quali sono: “Chi ci ha creato?” e “Dove andiamo a finire quando moriamo?”. Per la religione la risposta è semplice: Dio.
“Pensiamo a un uomo o a una donna della preistoria. Svolgendo le loro attività quotidiane, si accorgono di una cosa: che quello che fanno non dipende del tutto da loro. Qualcosa sfugge sempre al loro controllo: è qualcosa di misterioso, che non potranno mai conoscere e dominare. A un certo punto, cercano di dare un volto a questo mistero e di mettersi in rapporto con esso: la religione nasce forse in questo momento”, spiega lo studioso Natale Spineto, professore di Storia delle religioni all’Università di Torino.
Su quanti e quali volti abbia questo Mistero, però, ogni fede ha la sua versione. Tant’è che oggi nel mondo si contano più di trentamila religioni, dottrine, credenze, sette e culti tribali. Pensate che in Italia, secondo gli ultimi dati diffusi dal Centro Studi sulle Nuove religioni (Cesnur), ne vengono praticate ben 854 diverse. In generale, le due più diffuse sono il Cristianesimo e l’Islam.
Ma prima della nascita di Gesù e Maometto, gli uomini in cosa credevano? Gli antichi consideravano ‘divino’ tutto ciò che, in natura, non riuscivano a spiegare: la pioggia, il cielo, le alluvioni, i terremoti, ecc. Per questo le prime grandi civiltà della storia erano politeiste, credevano cioè nell’esistenza di tanti dèi quanti erano gli aspetti ‘magici’ del mondo intorno a loro.
Gli Egizi, per esempio, fin dal 2500 a.C. veneravano il Sole, che con il suo calore e la sua luce rendeva possibile la vita e governava ogni parte del mondo: lo chiamavano Ra. Per i Sumeri, già nel 3400 a.C. la dea più importante era Inanna, che rappresentava la fecondità della Terra e degli uomini. Spesso anche gli antichi dei greci (e poi i Romani che ne assimilarono la religione) erano legati alle forze della Natura: se cadeva un fulmine, credevano che a lanciarli il fosse stato Zeus, il padre di tutti gli dèi. Secondo le popolazioni germaniche e scandinave, il tuono era invece opera di Thor.
Insomma: gli dèi erano molto potenti e per questo gli antichi ne avevano paura. “Per accattivarsi le potenze soprannaturali ci si spingeva persino a sacrificare loro esseri umani”, dice Gerhard Staguhn, un giornalista tedesco che sull’argomento ha scritto il libro ‘Breve storia delle religioni’.
I religiosissimi Etruschi (VIII – I secolo a.C.), terrorizzati al pensiero di deludere gli dei, ce la mettevano tutta per interpretarne i messaggi. I migliori in questo campo erano gli aruspici, particolari sacerdoti che si occupavano di ‘leggere’ il volere divino nel fegato degli animali sacrificati.
Ma nella storia delle religioni ci sono state anche persone che Dio dicevano di averlo incontrato: come Abramo, Mosè, Maometto e Gesù (quest’ultimo diceva di essere lui stesso Dio). Le rivelazioni che Jahvé, Allah e Dio affidarono loro, messe per scritto diventarono le ‘sacre scritture’ dell’ebraismo, dell’islam e del cristianesimo, le tre grandi religioni monoteistiche. Nel caso dell’induismo, la terza religione più praticata al mondo, furono invece i rishi (i saggi veggenti dell’antica India) a comporre, intorno al 1500 a.C., i quattro libri sacri degli indù: i Veda. Fateci caso: nonostante le differenze, tutte le religioni alla fine si somigliano nei principi di base. Ecco perché non ha davvero alcun senso odiare chi ha una fede diversa dalla nostra. Diciamo piuttosto che spesso la fede viene strumentalizzata per fini diversi, soprattutto politici, o diventa addirittura pretesto per ogni sorta di nefandezza. Ma, come abbiamo visto, la religione non nasce per questo scopo. Infatti la Regola aurea ‘Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te’, espressa talvolta anche in maniera negativa ‘Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te’, è presente in tutte le principali correnti religiose e sapienziali delle diverse culture del mondo. Per questo si può ben definire anche come la sintesi di codici etici universali. In fondo, in qualsiasi Dio crediamo (ma anche se non ci crediamo), ciò che conta è l’amore che mettiamo in ogni nostra azione.