A tu per tu con le istituzioni: IN ESCLUSIVA il vicepresidente della Camera, Sergio Costa.

Abbiamo raggiunto il vicepresidente della Camera dei Deputati ed ex ministro per l'Ambiente, Sergio Costa, per intervistarlo sui temi più controversi riguardanti il nostro Mezzogiorno, in esclusiva per BelvedereNews.

Abbiamo raggiunto il vicepresidente della Camera dei Deputati ed ex ministro per l’Ambiente, Sergio Costa, per intervistarlo sui temi più controversi riguardanti il nostro Mezzogiorno, in esclusiva per BelvedereNews.

D. Buongiorno ministro, la ringraziamo per la disponibilità dimostrata verso il nostro giornale BelvedereNews, segno della sua volontà di vicinanza ai territori …

R. Sono personalmente convinto che la politica parta sempre dal territorio, in quanto io stesso provengo da tale origine, non avendo scelto di fare politica in gioventù ma un altro mestiere, che mi ha portato, però, attraverso le indagini da me svolte, a conoscere bene le problematiche delle diverse zone del paese. Coloro che, facendo politica, prescindono da tali premesse, rischiano di fare retorica senza la capacità di proposte risolutive dei problemi concreti.

D. A questo proposito vorremmo conoscere la sua opinione su un caso che ha indotto i commentatori a ribattezzare l’antica Terra felix come “Terra dei fuochi”, cioè l’inquinamento ambientale della nostra Campania. In una sua recente intervista al Mattino abbiamo letto che “ci sono sei miliardi di euro in cassa ed ora è possibile partire con le bonifiche” delle “Terre dei fuochi e delle aree compromesse del nostro territorio”. Vorremmo chiederle se questi fondi ci sono effettivamente e quanto è destinato alla zona.

R. La premessa d’obbligo è che il dato incontrovertibile di una situazione ambientale compromessa è stato anzitutto rilevato e poi rivelato dai cittadini campani, che sono venuti dal sottoscritto, all’epoca generale della forestale, poi generale dei carabinieri, indicandomi come l’ultima speranza per poter capire l’accaduto.

L’evidenza grave è che, mentre i residenti di quelle zone contaminate scontavano, sulla salute loro e dei loro cari, i danni dei reati perpetrati sull’ambiente, le istituzioni nulla percepivano di ciò.

Conseguentemente a questa denuncia attivai la macchina dello Stato, dando il via al percorso per far luce su quei gravissimi accadimenti, ma solo grazie ai cittadini della Campania!

Il coraggioso senso civico dei comitati cittadini campani è stato propulsore del risveglio di tanti uomini e donne di altre regioni che hanno a loro volta fatto emergere le molte terre dei fuochi nelle loro zone di appartenenza; così sono nati i comitati della Liguria, i comitati di Marghera a Venezia nel Veneto, i comitati in Toscana e così via.

Detto questo, personalmente, quando sono divenuto ministro, ho preso l’impegno di assumere delle norme per le bonifiche, tanto è vero che ho costituito sito di interesse nazionale l’area vasta di Giugliano, una zona molto ampia che, in precedenza, era soltanto sito di interesse regionale. Successivamente ho predisposto le risorse delle casse ministeriali atte allo scopo del risanamento di quei territori. Tuttavia, tutto ciò deve avvenire nel rispetto della carta costituzionale. In base all’art.117 della carta costituzionale, le competenze delle bonifiche sono della regione e dei comuni, non sono dello Stato, che può solo pianificare le risorse e ordinare la legge, il resto lo deve fare l’ente di prossimità. E qua siamo un po’ lenti, perché sia la regione, sia molti comuni non sono riusciti a partire, non stanno partendo.

Probabilmente perché queste sono scelte di politica, anche a lunga gittata, e non di elettoralismo!

D. C’è in ogni caso una complicità tra organizzazioni criminali ed una certa imprenditoria che molti accusano essere solo del Mezzogiorno, è un problema locale o, invece, è una questione nazionale e forse sovranazionale?

R. Le indagini, da me condotte, hanno evidenziato che c’è effettivamente questo legame tra criminalità organizzata territoriale ed un mondo imprenditoriale deviato proveniente per buona parte dal nord Italia, non perché lo dico io ma perché ci sono le prove con nomi e cognomi.

D.Ricordo il documentario “Biùtiful cauntri” del 2007, dove è trasmessa una telefonata tra un esponente della malavita e un imprenditore con accento nordico.

R. Quel documentario nasce dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Nunzio Perrella, al procuratore antimafia dell’epoca, Franco Roberti, poi divenuto procuratore antimafia nazionale; il Perrella sintetizzò le proprie dichiarazioni con la famosa frase: “Dottò, a munnezza è oro!”, raccontando poi tutti i retroscena sullo smaltimento e traffico dei rifiuti. Io ero investigatore di Franco Roberti all’epoca, per cui conosco bene quella vicenda, che ha un carattere nazionale, infatti la criminalità territoriale, controllando il territorio in termini di criminalità armata, ha consentito ad imprenditori senza scrupoli di sversare rifiuti nocivi sui territori. Dunque c’è un legame perverso tra criminalità organizzata, che offre un “servizio”, e imprenditoria deviata che non vuole smaltire i rifiuti in modo coerente con le norme, per risparmiare fino anche al 90%. Si pensi che mediamente la gestione dei rifiuti pesa nella funzione del bilancio tra il 15% e il 20%, risparmiare il 90% consente di avere una posizione dominante rispetto agli altri imprenditori che invece si comportano secondo legge, perché si possiede una capacità di profitto ed intervento economico maggiore dell’azienda concorrente, alterando in tal modo il processo economico della libera concorrenza, che peraltro è previsto da norme dello Stato.

 

D. Come ha dimostrato questa vicenda della Terra dei fuochi, l’emergenza ambientale è spesso anche sanitaria, a questo proposito vorrei sapere la sua opinione sul 5G. L’avvento della quinta generazione delle reti mobili, il 5G appunto, potrebbe avere un impatto negativo sulla salute dei cittadini e sull’ambiente?

R. Applicare il 5G vuol dire aumentare il numero di ripetitori e abbassarli come profilatura di altitudine, quindi avvicinarli ai centri cittadini. Non è solo una questione paesaggistica ma di emissione elettromagnetica. L’ente delegato a stabilire quanto questo possa incidere sulla salute pubblica è l’Istituto Superiore di Sanità. Per questo ho disegnato una procedura in cui l’istituto superiore di sanità, dietro indicazione del ministro della Salute, costituisca degli osservatori Sanitari Ambientali dei cittadini distribuiti sul territorio, che, in modo trasparente tracciabile e rintracciabile, possano rilevare l’aggressività sulla salute delle persone delle emissioni dovute al 5G. Tutto in perfetta trasparenza, quindi in modo pubblico, divulgandolo tramite il sito dell’ASL competente, così che ogni cittadino possa sapere a casa sua i rischi potenziali del 5G.

Da ministro sono stato un precursore della tracciabilità e rintracciabilità dell’azione amministrativa, che possa consentire l’interlocuzione tra lo Stato e i privati. Questa mia idea non è stata solo un’enunciazione di principio per il sottoscritto, ma una realizzazione concreta tramite decreti, rintracciabili sul sito del Ministero.

D. Oggi assistiamo ad una vera rivoluzione sociale per cui molti italiani, in modo trasversale, sono disposti ad impegnarsi in difesa dell’ambiente, anche attraverso forme di protesta che alcuni ritengono opinabili, come l’imbrattare le opere d’arte con vernice lavabile. E’ recentissima la notizia dello scioglimento da parte del governo francese del movimento per la giustizia climatica, Les Soulevements de la Terre, perché “con il pretesto di difendere la salvaguardia dell’ambiente incitano al sabotaggio e al danneggiamento di beni materiali anche con la violenza”.

Giudica legittime queste forme di protesta degli ambientalisti? A suo avviso sono fruttuose?

R. Voglio risponderle partendo da due esperienze personali.

Nel ruolo di generale dei carabinieri ho frequentato le associazioni ambientaliste. Compresi, allora, la richiesta, da parte loro, di non essere esclusi, non solo dalle informazioni, ma dalla tracciabilità e rintracciabilità delle decisioni e, in questo senso, incontrai una profonda collaborazione su questioni molto concrete, senza trovare particolari difficoltà.

La seconda esperienza l’ho vissuta da ministro, quando, tramite la creazione degli Osservatori Ambientali, ho costruito il rapporto di tracciabilità, rintracciabilità e partecipazione, legittimandolo con decreto ministeriale. In questo contesto quei cittadini, costituiti in comitati o associazioni, seppure in modo talvolta poco istituzionale, partecipavano ad una decisione avvertita come comune. Insomma è necessario far partecipare le persone non solo alla comunicazione politica ( come adempimento formale) ma anche alla decisione, perché ciò che le persone cercano è una vera partecipazione orizzontale. In definitiva le forme di protesta, come l’imbrattamento, sono certamente illegali, e come tali non le giustifico, tuttavia penso che ne si possa comprendere l’origine motivazionale.

D. Nelle elezioni politiche del 2018, al di là degli schieramenti, il sud si è rivelato non terra di clientelismi e voti di scambio, ma soggetto politico protagonista con cui le istituzioni possono interloquire. E’ d’accordo con questa affermazione?

R. Lei mi chiede se la politica abbia capito che il sud vuole essere riconosciuto per le potenzialità che tiene e sostenuto nel suo processo di crescita.

Il tema secondo me sta nei fatti concreti.

Qualunque statistica pubblica le mostrerà come le infrastrutture, quali strade, autostrade, linee ferroviarie, siano presenti al 60% al nord, al 20% nel centro e ad un altro 20% al sud, dove, però, per sud si intende una vasta area che parte dalla Campania, include il Molise, ed arriva fino a tutta la Sicilia. Il famoso treno che non arriva a Matera è emblematico di questa situazione. In Sicilia per arrivare da Agrigento a Palermo occorrono 6 ore, cioè le stesse ore che servono per andare dall’Italia in Medio Oriente.

La politica nel sud deve fare il salto di qualità del fare, che deve essere realmente rinvenibile sul territorio.

Cosa permette il salto di qualità produttivo? Banalmente, le vie di comunicazione in particolare quelle su strada ferrata, i treni, la facilitazione negli scambi commerciali e ovviamente una gestione del territorio oculata.

Una volta istituite le Zes (zone economiche speciali), è necessario inserirle dentro un piano di interscambio commerciale con le linee, in particolare quelle ferro-tramviarie, sviluppate.

Queste sono le condizioni perché un’azienda venga ad investire al sud, privilegiandolo, perché più conveniente in quanto mercato vergine.

Se, però, ci si indirizza sempre verso investimenti da fare al nord, escludendo il sud, la questione meridionale non solo non si risolverà, ma acquisterà sempre maggiore gravità.

È chiaro che nel momento in cui, poi, si dovesse approvare un’autonomia differenziata che storicizza le spese della pubblica amministrazione, per cui quello che non si è dato finora viene cristallizzato, è ovvio che quel Sud non potrà mai godere dei benefici di cui adesso stiamo discutendo. In tal modo la questione meridionale non sarà pezzo di storia superata, ma diventerà strutturale dello Stato ordinario italiano nel sud.

D. Lei crede che la causa di questa voluta sperequazione sia nel fatto che l’Italia ha molte identità e non si percepisce in modo unitario? Un esempio è la Lega Nord, un partito che è andato al governo quando ancora aveva il primo articolo del suo statuto di impronta secessionista.

R. La Lega Nord è un soggetto politico che ha fatto del suo slogan “Roma ladrona” una bandiera, ed è chiaro che la Lega Nord è a trazione Nord. Tuttavia, se si vogliono sostenere solo gli imprenditori che già ci sono, che sono in prevalenza al nord, drenando ogni investimento in questa direzione e, in contemporanea, non adoperandosi per costruire un sistema che dia nuova imprenditoria al Sud, di fatto, si sta creando una sempre maggiore disparità tra le due zone del nostro paese.

D. Fa piacere che una persona delle istituzioni parli in questo modo, perchè le narrazioni nei salotti della politica sono proprio altre, che la disparità economica tra nord è sud è colpa del cittadino del Sud, per vari motivi.

R. È la cretinata del secolo quella che sia colpa dei cittadini del Sud, però questo è il loop di chi ha interesse a spostare le risorse al nord. Per sviluppare il sud economicamente, personalmente, da ministro, ho agito con concretezza creando uno strumento chiaro come le Zone Economiche Ambientali; siamo stati il primo paese al mondo a farlo e pare che adesso le vogliano copiare anche in Europa. Tuttavia, chi mi è succeduto, dall’inizio del 2021 in poi, non ha seguito questa mia linea: ognuno ha la responsabilità nei confronti della storia che merita!

D. Quale è il progetto futuro, a cui sta lavorando, che le sta particolarmente a cuore?

R. Ne ho più di uno di progetto. Oggi sono vicepresidente della Camera, quindi ho un ruolo istituzionale di altissima profilatura, sono la decima carica dello Stato. Il primo divario da superare tra le varie zone del paese è quello sanitario. Il 75% in media delle spese nazionali finiscono in sanità, ma in tale percentuale ci sono i viaggi della speranza di persone ammalate del sud che vanno al nord per curarsi e per questo la sanità delle loro regioni paga poi un’altra sanità regionale del nord cifre anche estremamente importanti, nell’ordine delle centinaia di milioni di euro ogni anno, impoverendo ulteriormente regioni già povere; c’è il rischio di minare la coesione sociale nei cittadini, in particolare di quelli del sud che si vedono trattati come figli di un Dio minore nel momento della loro maggiore fragilità.

Il secondo tema che mi sta a cuore, ovviamente, è l’ambiente. Il nostro è un paese tra i più ricchi al mondo per biodiversità e tra i più belli al mondo, non solo, ma è anche tra quelli tenuti in maggiore considerazione, in quanto siamo nel G7, nel G8 e nel G20, quindi siamo anche una bandiera a livello mondiale, per questo è necessario che l’Italia prenda quel posizionamento ambientale che merita, anche per non essere più succube di interessi lobbistici mondiali.

Io ritorno a ringraziarla perché per noi è stato molto importante sentire “una voce da Roma”, una voce delle istituzioni, che consideri i problemi che sembrano specifici dei nostri territori e in qualche modo se ne faccia carico, per portarle poi a livello centrale.