More solito su Dritto e Rovescio: politica e discriminazione territoriale.

Tema del dibattito in studio: stipendi differenziati tra nord e sud, perché al nord il carovita è molto superiore rispetto al sud.

Tema del dibattito in studio: stipendi differenziati tra nord e sud, perché al nord il carovita è molto superiore rispetto al sud.

Ieri sera su Rete4

Voglio farvi vedere questo video inchiesta” – parte deciso il conduttore.

Così dobbiamo sorbirci il solito servizio giornalistico condito con gli onnipresenti, ripetitivi, banali e ormai rancidi ingredienti che conosciamo bene: meridionale, con azienda impiantata in Veneto da trent’anni, che, durante il ritorno vacanziero al sud per rivedere la casa natia, “scopre” il costo dell’aperitivo molto più basso rispetto a quello del nord; leghista che aggredisce il giornalista meridionale con argomentazioni del tipo “Lei è un comunista”; conduttore che zittisce chi vorrebbe parlare; messa in onda di un servizio televisivo dove il giornalista, tramite una sorta di test sulle piccole attività come bar, pizzerie e piccoli negozi, vorrebbe dimostrare le sue infondate tesi tramite un monitoraggio parziale e indotto allo scopo; dulcis in fundo, taglio finale del dibattito senza prevedere contraddittorio.

Allora, ad uso e consumo dei più, riassumiamo brevemente qual è il centro della questione: il problema non è il cornetto al Bar, non è la pizza e nemmeno la piccola bottega, NON SONO QUESTE COSE A DETERMINARE LA DIFFERENZA DEL CAROVITA.

Mi spiego.

Consideriamo il caso di tutti coloro, stragrande maggioranza, che fanno la spesa nei supermercati.

Ormai tutti facciamo la spesa nella grande distribuzione, supermercati e ipermercati dispensati capillarmente in tutta Italia. In questi supermercati i prezzi sono identici per tutto il paese, con una differenza: i prodotti venduti risultano essere, in prevalenza, provenienti da aziende con sede legale al nord. Dunque sono le s.p.a. del nord che guadagnano sulle nostre tasche.

Ma non solo. Proprio perché il sistema della distribuzione nazionale fa accordi di vendita principalmente con aziende del nord, non tutti sanno che nei supermercati settentrionali esistono dei prodotti a km zero, davvero poco costosi; tale merce naturalmente non arriva qui da noi e se arriva costa il doppio o triplo di quanto viene venduta al nord.

Spostiamo ora l’attenzione sulle piccole botteghe, peraltro mediamente più care dei supermercati, i quali, comprando all’ingrosso, hanno lo sconto dalle aziende fornitrici. Quale sarebbe, in questo caso, la differenza tra nord e sud?

Ricordo che, secondo la Banca d’Italia, nel 2019, la regione più tartassata dalla pressione fiscale è stata la Campania, con 2.416 euro l’anno a famiglia, una differenza locale sulla media nazionale 2015 pari al +21,8% , mentre Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia sono le regioni in cui si paga di meno.

Dunque, un’attività economica, riguardo alle spese per le imposte, costa più al sud.

L’onere delle tasse è più alto al sud anche per i proprietari di piccole attività.

Se, ammesso e non concesso, i “negozietti” del nord espongono prezzi esosi, dipende dal fatto che circolando molto denaro nella società settentrionale, gli esercenti possono permettersi di aumentare i costi senza subire cali nell’afflusso della clientela, consentendo un maggiore arricchimento delle loro attività. Insomma se la vita costa di più, è perché vogliono arricchirsi di più!

Aggiungiamo spese come l’assicurazione auto che al sud ha prezzi decuplicati rispetto al nord; oppure , ad esempio, vere e proprie discriminanti, per cui potersi spostare in auto per i partenopei costa molto di più dei cittadini di Bologna, Torino o la stessa Milano, in quanto a Napoli esiste l’unica tangenziale a pagamento d’Italia ( Pagamenti che arricchiscono i Benetton, non il Comune di Napoli!).

Citiamo ancora l’esorbitante, quanto inutile, tassa sui rifiuti, carissima al sud.

Dunque, tirando le somme, raccontare, con un giornalismo falso e tendenzioso, fazioso e francamente in malafede, che la vita ha costi maggiori al nord rispetto ai nostri territori, è un atto sperequativo che induce l’ennesima discriminante territoriale, già tanto presente nel Belpaese.