Presidio per la pace a Caserta: mortificata la necessità urgente di contaminare le coscienze a favore di una contronarrazione della crisi Israele-Palestina

Una vecchia canzone di Gino Paoli faceva così: “eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”. Ieri pomeriggio alle 17,30 in Piazza della Prefettura a Caserta è andata in scena una rappresentazione che ha evocato quel brano cantato nel 1991, solo che le intenzioni di cambiare il mondo apparivano quantomeno incerte. Parliamo del presidio per la pace promosso facendo riferimento alla Rete Italiana Pace e disarmo(RPD) e alla Rete Europe for peace. Il documento, che ha mosso la mobilitazione e che si può leggere in rete, e’ proposto da Amnesty International Italia e AOI Cooperazione e solidarietà internazionale in risposta alla grave crisi umanitaria Israele-Palestina. Il documento chiede al Governo italiano, che fino ad oggi non vediamo particolarmente impegnato in iniziative diplomatiche in favore della pace, “di esercitare pressioni sullo Stato d’Israele affinché ponga fine all’assedio totale della Striscia di Gaza, assicurando l’accesso a cibo, acqua, carburante, forniture mediche, elettricità e aiuti umanitari per tutta la popolazione; di invitare tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario in ottemperanza delle Convenzioni di Ginevra e, in particolare, i divieti di attacchi contro civili ed obiettivi civili, di attacchi indiscriminati e sproporzionati, di punizioni collettive, di presa di ostaggi e di rapimento di civili, che possono costituire crimini internazionali”. L’evento a Caserta è stato costruito con la volontà delle sigle aderenti alla rete nazionale fra cui Anpi, CGIL,Libera,Pax Christi,Auser, Tavola della Pace, Forum Terzo settore, Movimento Internazionale per la Pace e la salvaguardia del creato e altre che non conosceremo mai perché, come si invitava nella chat WhatsApp utilizzata al fine di mettere in connessione quanti fossero stati interessati a partecipare per condividere l’unico materiale generato allo scopo di diffondere l’iniziativa (una locandina), le adesioni andavano indirizzate alla piattaforma Europe for peace “direttamente sulla pagina nazionale della rete”. Risultato: sulla pagina nazionale della rete compare la non ben definita rete “Caserta per la pace” e basta. E’ lacerante l’urgenza del momento storico che viviamo. Come leggiamo nei contenuti di decine di manifestazioni che si moltiplicano in tutto il Paese per dire basta a quello che la filosofa Judith Butler definisce un genocidio, una sola istanza va avanzata, quella del cessate il fuoco – come chiesto da autorevoli voci della comunità internazionale,dalle Agenzie delle Nazioni Unite al Papa alle Organizzazioni non governative – che consenta la liberazione degli ostaggi, l’arrivo degli aiuti umanitari, la messa in sicurezza della popolazione civile. Invece la scelta di quelli che apprendiamo essere dei paraorganizzatori, come ascoltiamo dalla voce di Sonia Oliviero segretaria generale CGIL Caserta e di Francesco Madonna Comitato provinciale Anpi Caserta, è stata quella di aderire sì al documento citato di RPD ma senza troppo clamore nel mettere l’accento sullo stop all’orrore che e’ in atto a Gaza su cittadini inermi o feriti negli ospedali, enfatizzando invece la ragione del presidio nella pace “come concetto universale” (vedi il “contro tutte le guerre” della locandina), pace che è inderogabile sempre, ieri come oggi, ma che oggi non può che essere coniugata con il definire con orrore “crimine di guerra” il radere al suolo un’intera città per sradicare un’organizzazione terroristica, con uno schieramento unilaterale dell’Occidente (le vittime palestinesi non valgono quanto quelle israeliane) e la “distrazione” colpevole del governo italiano. E dire che nella lunga gestazione dell’evento, per quanto raccogliamo da alcune testimonianze, di incomprensioni e divergenze erano emerse, tra quelli intervenuti a condividere il percorso organizzativo, proprio sulla vaghezza delle ragioni dell’iniziativa, ritenute blande in contrasto con la oggettiva cruditá di ospedali che diventano obitori. Il risultato è stato quello di perdere pezzi di partecipazione. In conclusione del presidio la consegna all’assessore alla cultura Enzo Battarra, in rappresentanza del Comune, della bandiera della pace, da esporre espressamente sull’edificio del palazzo comunale, sancendo una incontestabile vocazione della nostra amministrazione alla difesa della pace come ponte di fratellanza fra i popoli(!). E così dopo aver speso, ognuno per sé, l’energia di comunicare ai propri amici l’appuntamento, in una città che conosciamo così incline a disinteressarsi di argomenti che possano richiedere un confronto che duri piú di uno spritz, dopo la rituale foto di famiglia dinanzi alla Prefettura, tutti a casa amorevolmente. Appagati dall’aver scritto un’altra pagina di frivolo narcisismo da cittadinanza attiva d’antan.