Salvatore Ronghi: la ricetta per il mezzogiorno d’Italia è la Zes e il radicamento dei giovani sul territorio.

In questo periodo caratterizzato da incertezze internazionali ed economiche, è di pochi giorni fa la notizia che l’FMI – Il Fondo Monetario internazionale – abbia deciso di tagliare le stime del Pil dell’Italia per il 2023 e il 2024 nell’ambito della generale frenata dell’economia globale e in particolare di quella europea.

Nel caso di specie, l’Italia, sta scontando un indebolimento “del settore industriale” e un calo “negli investimenti dell’edilizia”. Queste le cause principali per le quali l’Fmi ha rivisto al ribasso la crescita del pil dopo la revisione al rialzo operata a luglio.
Insieme alla diaspora di giovani che vanno via dal meridione d’Italia a causa della mancanza di offerta di lavoro a sua volta conseguenza di una crisi di investimenti da parte delle grandi imprese, il risultato è esplosivo.

Davanti a problemi come mezzogiorno ed economia non potevo non rivolgere alcune domande in merito al Presidente del Confederazione Nazionale Lavoratori, Salvatore Ronghi.
Il presidente Ronghi si dice fiducioso dell’attuale approvazione della Zes Unica attraverso la quale
le imprese che operano o intendono insediarsi nelle regioni del Mezzogiorno avranno accesso a una straordinaria opportunità economica: la Zona Economica Speciale unica.

Ronghi, Presidente anche di
“Sud Protagonista” ha specificato che nutre delle grandi speranze in merito alle scelte improntate per rendere più centrale il Sud attraverso gli incentivi per le aziende, sotto forma di deduzione fiscale maggiorata.
Secondo Ronghi l’idea di rinascita del sud dovrebbe passare da un maggiore controllo del lavoro in nero all’investimento in zone portuali strategiche come Napoli o Taranto, in modo da riaprire il sud a rotte commerciali verso il mediterraneo intero.

Un piano – quest’ultimo – non facilmente percorribile a causa della situazione geopolitica.
Ambizioso ma sicuramente non impossibile.