La pericolosa moda dei selfie prima dell’arrivo dei treni: intervista esclusiva a Mariapia Tranchino

Rubrica “Per ogni donna”

Aversa-Un saluto a tutti i lettori che ci seguono ormai, sempre numerosissimi, da tante settimane.

Questo di oggi, infatti, è l’ottavo numero della rubrica ideata dalla dottoressa Speranza Anzia Cardillo, giurista e criminologa, e alla quale collabora anche la dottoressa Iolanda Vassallo, psicologa e criminologa.

Il tema di oggi è di grande attualità perché pone l’attenzione su un grave problema che riguarda i tanti giovani e giovanissimi esposti ai rischi della rete.

Sono sempre più frequenti,infatti, tra loro, ma addirittura anche tra adolescenti, le sfide che, al giorno d’oggi, vengono lanciate a distanza.

Alcune attività estreme sono lesive per il prossimo e per chi le accetta e rappresentano un vero pericolo per chi segue alla lettera le indicazioni di chi le lancia in rete.
Non sono poche, infatti, le sfide che si concludono in modo tragico per tanti ragazzi.

A noi adulti risulta talvolta incomprensibile il motivo per cui  i ragazzi possano considerare così importanti certi atti estremi, ma purtroppo il bisogno di sentirsi accettati e uguali agli altri li porta a superare prove estreme.

I genitori spesso si trovano ad apprendere, senza poter far più nulla e quando ormai è troppo tardi, che il proprio figlio ha compiuto,  per mero spirito competitivo, qualche gesto con il quale ha causato seri danni alla propria persona. A questo punto viene da chiedersi se esistono modi per evitare che si ripetano simili comportamenti. Chi dovrebbe sensibilizzare questi ragazzi al rispetto della vita come valore fondamentale e al rispetto delle regole? Sicuramente la famiglia, ma anche la scuola, che dovrebbero aiutarli, in un certo senso, a capire che il proprio valore e la propria forza non si misurano accettando una sfida con gli altri, ma con se stessi, realizzando i propri obiettivi perché si sentono come propri e non perché ce li impone una moda.
Una delle tante sfide lanciate sul web e che è ormai ricorrente già da tanto tempo è quella di scattare selfie in stazione prima dell’arrivo di un treno o addirittura di sdraiarsi sui binari attendendo il passaggio del treno stesso. Tutti comportamenti assurdi, a causa dei quali tanti ragazzi perdono, ogni anno l’uso di arti o addirittura la vita. Per contrastare questo tipo di sfida la Polizia Ferroviaria si è attivata con delle iniziative finalizzate ad informare gli studenti, anche con video che in stazione testimoniano simili gesti, dei rischi che corrono, relativamente alla propria incolumità, non rispettando le regole

INTERVISTA

Sull’argomento abbiamo intervistato Maria Pia Tranchino – Commissario della Polizia di Stato, in servizio presso il Compartimento Polizia Ferroviaria “Campania” – Referente regionale del progetto didattico “Train… To be cool”.

Il progetto di educazione alla legalità Train to Be… Cool (allenarsi ad essere….fighi) nasce nel 2014 a seguito di uno screening a livello nazionale sugli incidenti ferroviari, il cui risultato ha visto sempre più coinvolti i ragazzi che utilizzano il treno per vari motivi.

La Polizia Ferroviaria ha compreso l’urgenza di far conoscere ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado la propria attività e soprattutto quali sono i comportamenti che possono mettere in pericolo la propria vita.

Pertanto in collaborazione con il MIUR ed il Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, ha ideato questo progetto che ha
lo scopo di sensibilizzare i ragazzi sui comportamenti corretti da tenere nelle stazioni ferroviarie e a bordo dei treni.

Spesso, infatti, i ragazzi non conoscono i pericoli e i rischi di alcuni comportamenti in ambito ferroviario. Basti pensare a quello di ascoltare la musica con le cuffiette in prossimità dei binari oltre la linea gialla, oppure quello di attraversare i binari o i passaggi a livello con le barriere abbassate, o ancora cercare di salire sul treno in movimento.
Poi ci sono le bravate, come quella di farsi il selfie con il treno in movimento alle spalle, o quello di camminare sui binari ed infine le sfide come quella di attendere sui binari l’arrivo del treno per poi spostarsi all’ultimo minuto.

Ecco,  la “missione” di noi operatori della Polizia Ferroviaria è quella di incontrare i ragazzi nelle scuole e, con slide e video presi anche dalle telecamere di videosorveglianza delle stazioni, dimostrare loro che la vita è un bene prezioso, che non va messa a rischio per un momento di notorietà da “figo” o per semplice distrazione.

Le scuole  che vengono a conoscenza del Progetto tramite il sito del MIUR , aderiscono molto volentieri; in genere sono quelle dove è presente il pendolarismo o dove sono già accaduti episodi pericolosi che hanno coinvolto i propri studenti o ancora quelle scuole posizionate in zone di degrado sociale.
Solitamente l’impatto emotivo dei ragazzi e l’entusiasmo al termine dell’incontro dimostrano sempre un feedback positivo e l’apprezzamento del nostro progetto è palesato anche dal corpo docente presente agli incontri. Tant’è che al momento dei saluti i ragazzi ci avvicinano per parlare anche dei loro problemi personali, mentre gli insegnanti cercano di organizzare subito un altro incontro.

In questi anni siamo stati invitati in ben 152 istituti scolastici della Campania dove, nel corso dei 270 incontri svolti, abbiamo chiacchierato e discusso con oltre 32000 studenti, parte dei quali, ancora oggi, passando per la stazione di Napoli centrale, ci vengono a salutare con entusiasmo.
Questa è la nostra soddisfazione: riuscire a trasmettere informazioni utili per la loro sicurezza, ma anche mostrare il nostro lato umano per rimanere nel loro cuore.

Gli incontri con le scuole